Un nuovo muro a Gerusalemme per dividere i quartieri arabi da quelli ebraici? Si tratta di una ferita gravissima nei confronti della Città Santa, che ne “sfigura il volto”. Così il Patriarca di Gerusalemme dei latini, Fouad Twal, a proposito del muro di cemento eretto dalla polizia israeliana tra il quartiere arabo di Jabal Mukkaber e la colonia ebraica di Armon Hanatziv. “Se continua questa politica di separazione, ogni persona dovrà muoversi a Gerusalemme portando con sé il suo proprio muro, la sua barriera che lo divide dagli altri”, ha aggiunto Twal all’agenzia Fides.
Il quale ricorda inoltre che “è davvero una cosa dell’altro mondo, e rientra nella politica di spezzettare la Città Santa e rendere difficile anche l’accesso ai Luoghi Santi. Una volta le autorità israeliane ripetevano lo slogan per cui Gerusalemme è la Città Santa unita e indivisibile. Adesso si mettono addirittura a costruire nuovi muri… Evidentemente tutto può essere sacrificato e contraddetto, quando fa comodo alle proprie strategie politiche”.
Le autorità israeliane hanno giustificato la costruzione di questo nuovo muro con la necessità di impedire il lancio di sassi da parte dei palestinesi. In Terra Santa in queste ultime settimane si assiste a una nuova spirale di violenza, che ha lasciato sul selciato privi di vita 43 palestinesi e almeno 7 israeliani. “In un Paese democratico – sottolinea il patriarca Twal – qualsiasi atto criminale viene punito dalla giustizia, e quando il giudice emette la condanna tutti la accettano. Adesso tutti i civili in Israele hanno luce verde per sparare. Ci sono linciaggi e esecuzioni extragiudiziali. E l’uso sproporzionato della forza è sempre un segno di debolezza. Mentre servirebbero nervi saldi e mente lucida per riconoscere e rimuovere le cause di questa nuova ondata di violenza, e difendere insieme il profilo di Gerusalemme come città della pace, per il bene di tutti”.