Mio fratello coltiva una pianta non meglio identificata, che dovrebbe allungare tanto i suoi rami da coprire con il fogliame.
Si è sbizzarrito a preparare quindici metri quadrati di prato. Egli sogna di sedersi con gli amici d’estate all’ombra delle fronde. Ogni volta che gli faccio visita mi conduce a vedere come crescono e si allungano quei rami e prevede a suo tempo anche frutti molto saporosi.
Concentra le sue cure sulla sola radice di quell’albero rispettando, con le attenzioni e il gusto del botanico, tutte le esigenze della pianta.
Ma confessa che vorrebbe vederla crescere più in fretta; che, accarezzando quei rami mentre li allinea sul filo che li regge, qualche strattone di incoraggiamento con le mani è tentato di darlo; se ne astiene perchè sa fin troppo bene che la vitalità e i frutti della pianta dipendono dalla forza della radice che unicamente e con perseveranza va coltivata.
Con la sua ascensione Gesù è salito nell’alto del cielo, è entrato nel profondo della sua radice e vi ha portato, con tutta l’umanità, anche te e me. Ci ha posti a vivere in radice, una radice la cui pianta ha la forza di estendere i suoi rami fino agli ultimi confini della terra, portandone i frutti a tutti gli uomini del mondo.
Questa posizione in Radice – e quale Radice! – in cui Gesù ci ha messo, ci fa capire perché e con che speranza ha potuto comandarci: “… predicate il vangelo a tutte le creature”.
Ciao da p. Andrea
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