Clay statue of a woman in prayer and meditation

Robert Cheaib - flickr.com/theologhia

"Controvento": un libro-terapia per il tumore al seno

Il primo romanzo di Rita Garofalo racconta un’originale esperienza che può diventare un modello di comportamento quando si rimane coinvolti nel vortice di una malattia

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Leggero, elegante, delicato, il primo romanzo di Rita Garofalo Controvento (Algra editore) racconta un’originale esperienza, che può diventare modello ed esempio sul come comportarsi quando si rimane coinvolti nel vortice di un tumore annunciato e s’imbocca il sentiero terapeutico.

L’autrice, che è un medico, specialista in endocrinologia, psicologa e psicoterapeuta, narra  dello smarrimento di una donna che scopre di avere  un tumore al seno e che, anzicché pensare di combatterlo, lo accoglie come un “figlio indesiderato e maligno”,  ma soprattutto come un’opportunità per un cambiamento di vita.

Il racconto appare come un “viaggio dell’anima” dove il tumore al seno diventa strumento per ripercorrere il passato, affrontare i fallimenti e le contraddizioni di una vita, per giungere infine  alla guarigione del “cancro del seno e dal cancro dell’anima che lo ha generato”.

E’ un inno alla vita che vale la pena vivere con la gioia del dono e la prospettiva di essere anche di aiuto agli altri nella costruzione del bene sociale.  Il romanzo si evolve nell’arco di nove mesi, quasi il periodo di una gestazione, e consente alla tenera e fragile Lisa (protagonista del romanzo), di sviluppare una forza e un coraggio capace di trasformare il male in bene. “Cirillo”, questo è il nome con cui Lisa  chiama il suo “ figlio maligno”, si trasforma, come dimostra il racconto del suo percorso terapeutico, in “ figlio benigno”, accompagnandola e guidandola verso la libertà e il riscatto di una vita nuova.

L’autrice assegna al romanzo un valore sociale: affrontare la malattia non come una disgrazia da subire, alla quale rassegnarsi con dolore, nè come un nemico da combattere, bensì come un’opportunità da accogliere per proseguire il cammino della propria crescita interiore. La malattia, vissuta come espressione di un conflitto che ha bisogno di emergere per essere affrontato, diventa opportunità per  un cambiamento necessario e funzionale alla prorpia vita. 

Il coraggio di Lisa, scrive Luigi La Rosa, insegnante di scrittura creativa, “diventa metafora della forza del vivere ed il suo riscatto assume una valenza universale, la sua risalita dalle ragioni dell’oscurità e del dolore, un prezioso messaggio di speranza e di crescita, di affermazione sul malessere esistenziale”.

Leggendo i capitoli brevi e scorrevoli, con stile d’immediata comunicazione e di coinvolgimento nella vicenda, il lettore e le tante lettrici che potranno ritrovarsi nel dramma descritto avranno l’opportunità di apprendere un possibile percorso da seguire per venir fuori dal tunnel dell’angoscia e della disperazione.

Il romanzo che ha uno sfondo fortemente autobiografico, come l’autrice diachiara nella postfazione,  assume valore didascalico  e diventa medicina di coraggio che non si vende in farmacia e che fa tanto bene, consentendo al lettore di “imparare, vedendo fare”. La protagonista assurge al ruolo di  testimone di una vittoria possibile, infatti, al termine della cura “ la speranza come un fiume carsico riaffiora” nel suo cuore e in quello del lettore che ne ha condiviso le vicissitudini.  

La lezione che la protagonista –autrice ha imparato e che ripropone ai lettori è di “non aver paura delle difficoltà” che s’incontrano lungo il cammino della vita. L’aquilone, infatti,  vola “controvento” e ci insegna a sfruttare le correnti, anche le piú sfavorevoli,  per librarci in volo

Nuovi orizzonti letterari appaiono dopo questo fantastico romanzo per l’esordiente scrittrice, la quale, guardando in alto, segue il percorso del suo colorato aquilone nel cielo blu, come il colore della collana “fiori blu” diretta da Orazio Caruso e Maria Rita Pennisi, dove è stata incastonata questa gemma.

 
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Giuseppe Adernò

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