Si terrà a Roma, dal 23 al 26 ottobre prossimo, il Pellegrinaggio Mondiale del popolo gitano organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per commemorare il 50° anniversario della storica visita di Papa Paolo VI al campo nomadi di Pomezia avvenuta il 26 settembre 1965. Come informa una nota del Dicastero, è attesa la partecipazione di oltre 5000 gitani provenienti da tutti i Paesi d’Europa, dall’America e dall’Asia. Per l’occasione, il Santo Padre ha concesso ai pellegrini un’Udienza Speciale in Aula Paolo VI, in Vaticano, lunedì 26 ottobre.
L’evento vuole ricordare al popolo gitano, e all’intera comunità, l’apertura della Chiesa nei confronti di chi vive ai margini della società promossa in modo particolare cinquant’anni fa da Papa Montini e si propone di diventare un “incontro delle culture”, un’occasione per far conoscere all’opinione pubblica la storia e le qualità dei gitani, spesso vittime di pregiudizi e ostilità.
L’arrivo dei partecipanti è previsto a partire da venerdì 23 ottobre. Nella mattinata di sabato 24 ottobre, i pellegrini avranno la possibilità di visitare la città e, in particolare, le Catacombe di San Callisto, San Sebastiano e Santa Domitilla. Alle 18.30 avrà inizio, nell’area del Colosseo, la celebrazione della Via Crucis presieduta dal cardinale Agostino Vallini, vicario generale per la Diocesi di Roma.
Domenica 25 ottobre, alle 12.00, è prevista la celebrazione della S. Messa al Santuario della Madonna del Divino Amore presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. La giornata si concluderà nella Basilica di Santa Maria in Trastevere con un concerto di musica gitana. Lunedì mattina, 26 ottobre, in Aula Paolo VI i partecipanti saranno ricevuti in Udienza dal Santo Padre e, dopo l’incontro, verrà offerto loro il pranzo al sacco. Il pellegrinaggio terminerà con la visita privata dei pellegrini alla Basilica di San Pietro.
I numeri relativi alla presenza di gitani nel Mondo non sono precisi; una delle problematiche più urgenti da affrontare da parte delle istituzioni, è proprio quella di riuscire a regolarizzare tutti i nomadi e dare loro un documento d’identità, anche per poterli censire. Le statistiche più recenti parlano di circa 36 milioni di gitani sparsi in Europa, nelle Americhe e in alcuni Paesi dell’Asia e 18 milioni in India, terra originaria di questa popolazione. In Bangladesh, nelle Filippine e Indonesia vive oltre 1 milione di Sea Gypsies (nomadi del mare) e un altro milione lo si conta negli Stati Uniti. In Brasile vivono oltre 900 mila nomadi mentre, per quanto riguarda il continente europeo, le stime ufficiali del Consiglio d’Europa parlano di numeri che oscillano tra i 10 e i 12 milioni, con una rilevante concentrazione nell’Est europeo.
La pastorale per i nomadi è ben strutturata in 24 Paesi del Mondo, soprattutto in Europa, negli Stati Uniti d’America, in Brasile e in Argentina, in India e in Bangladesh dove credenti laici, sacerdoti, diaconi e religiosi di origine gitana sono diventati parte integrante delle comunità cristiane. La visita di Papa Paolo VI a Pomezia ha segnato una tappa importante per il cammino della Chiesa nell’accompagnamento di questa popolazione ed è stata seguita da un altro momento significativo, l’Udienza di Papa Benedetto XVI, l’11 giugno 2011, che ha portato per la prima volta in Vaticano oltre duemila rappresentanti di diverse etnie nomadi.
Sempre più numerose sono le consacrazioni religiose tra i gitani che segnano un evidente avvicinamento tra la Chiesa e questo popolo aiutato nell’integrazione anche dalla figura del beato Zeffirino Giménez Malla, figlio di nomadi, proclamato da Papa Benedetto XVI “Martire del Rosario”. Oltre a lui, altri due gitani, Emilia Fernández Rodríguez e Juan Ramón Gil Torres, sono in processo di beatificazione per martirio.