Il Sinodo sulla famiglia prosegue sulle tematiche di sempre: formazione prematrimoniale, rinnovamento del linguaggio pastorale, problematiche delle famiglie di migranti o rifugiati, unioni interreligiose o interconfessionali.
Al termine del dibattito sulla terza parte dell’Instrumentum Laboris, durato ieri pomeriggio e stamattina per un totale di 93 interventi, il ‘borsino’ delle discussioni sinodali, torna a pendere verso i divorziati risposati. Mentre rimane tenace la spinta degli “innovatori”, quantomeno per quanto riguarda le situazioni-limite, più ampio sembra essere l’accordo sulla necessità di una pastorale sistematica che non escluda dalla vita ecclesiale le persone in situazioni “irregolari”, non essendo essi degli “scomunicati”.
Secondo le sintesi presentate da padre Federico Lombardi e dagli altri portavoce per area linguistica, durante il briefing di oggi pomeriggio in Sala Stampa Vaticana, nelle discussioni più recenti è riemerso il tema della corretta dottrina, che la Chiesa non ha il potere di “diminuire”, né può “cambiare la Parola di Dio”, ha riferito padre Bernard Hagenkord, portavoce di lingua di tedesca.
Al tempo stesso, ha aggiunto Hagenkord, alcuni padri hanno affermato: “Non siamo ufficiali incaricati di controllare la purezza dei cristiani”. Se qualcuno di loro suggerisce un percorso “catecumenale” per i divorziati risposati, la domanda fondamentale da porsi è: “cosa fa la Chiesa per loro?”. Serve, ha detto, un “cammino di discernimento perché prendano una decisione secondo la loro coscienza”.
Sull’aspetto della formazione si è soffermato in modo particolare il portavoce di lingua inglese, padre Thomas Rosica, che ha riferito di riflessioni su un “linguaggio che possa insegnare verità solide”, specie per i giovani, e sulle “‘medicine’ in grado di curare le ferite di chi è in difficoltà”.
La solidità nella formazione, ha aggiunto Rosica, è fondamentale anche per i sacerdoti, molti dei quali – tra i più giovani – provengono da “famiglie distrutte”.
Oltre allo “sguardo di misericordia”, ha osservato, le famiglie hanno bisogno anche del “sorriso” e, in tal senso, “ringraziamo papa Francesco perché ci ha insegnato a sorridere”.
Un accenno è stato fatto dal portavoce anglofono al dramma di rifugiati e profughi, dove si contano innumerevoli bambini che rimangono “senza famiglia”, e all’“impatto terrificante sulle famiglie” esercitato dall’Isis, dal Daesh e dalle varie frange terroristiche.
La portavoce francofona ha sottolineato la realtà dei matrimoni misti, dove spicca il dramma delle donne cristiane costrette a convertirsi all’islam o alla poligamia. Alcuni vescovi africani, da parte loro, hanno denunciato la “colonizzazione ideologica”, che impone ai paesi in via di sviluppo la contraccezione e le politiche di “salute riproduttiva”, come condizione agli aiuti economici.
Il matrimonio interreligioso, tuttavia, ha osservato padre Lombardi, ha anche un risvolto positivo, che è quello dell’incentivo al “dialogo” e all’“annuncio dell’amore”.
In rappresentanza dei padri sinodali sono intervenuti in Sala Stampa, monsignor Stanisław Gadecki, arcivescovo di Poznan e presidente della Conferenza Episcopale Polacca, e monsignor Carlos Aguiar Retes, già presidente del Consiglio Episcopale Latino-americano (CELAM) e arcivescovo di Tlalnepantla (Messico).
Secondo monsignor Gadecki, se si guarda alle statistiche in un po’ tutto il mondo, “spicca sempre la stessa cosa: l’istituzione più importante per la gioventù è la famiglia”. In merito ai divorziati risposati, il presule ha ricordato che essi “non sono scomunicati”, anzi, vi sono per loro “molte possibilità di partecipazione alla vita della Chiesa”, ad esempio, attraverso la testimonianza nei confronti dei giovani che si preparano al matrimonio. Da parte loro, i sacerdoti non devono mai trascurare “l’accompagnamento” di questi fedeli.
“Esistono diverse vie per la salvezza anche per loro – ha aggiunto il presidente della Conferenza Episcopale Polacca -. Occorre non condannare nessuno, perché il giudizio non appartiene a noi”.
A parte sua, monsignor Retes si è soffermato sulla natura dell’Instrumentum laboris: “è la summa delle risposte di tutte le conferenze episcopali ed è, per l’appunto uno strumento di lavoro, non un documento finale”; compito dell’assemblea sinodale, quindi, sarà quello di “ricollocarne i temi in modo più organico”.
In merito ai divorziati risposati, l’arcivescovo messicano ha sottolineato che “la dottrina e la pastorale camminano insieme” e che non si tratta di “giustificare situazioni anomale, ma solo di capire come accompagnare le persone”.
Le situazioni familiari irregolari, tuttavia, sono molteplici e comprendono, ad esempio le “famiglie monoparentali” o i bambini concepiti fuori dal matrimonio: ciò è un segno che “il disegno di Dio non viene realizzato per tutti allo stesso modo” e che è sempre “importante esercitare la misericordia”, ha poi concluso il presule.