Lettura
Continua l’acceso discorso di Gesù in casa del fariseo che lo aveva invitato a sedersi alla sua mensa. È un duro confronto tra una religiosità-spettacolo e una fede basata sull’incontro intimo e personale con Dio. Gesù fa riferimento ad alcune leggi rituali che nel tempo sono state eccessivamente enfatizzate e caricate di un peso morale insopportabile. Il Signore, però, non vuole demonizzarle né demolirle: Egli non è venuto per abolire, ma per dare compimento.
Meditazione
Per quattro volte in quattro versetti ricorre l’espressione “guai!”. Ciò significa, ci direbbero i biblisti, che questo martellante anatema doveva conficcarsi nel cuore di coloro che erano seduti a tavola con Gesù, quasi una sorta di rompighiaccio, con la speranza che la coscienza religiosa dei suoi commensali potesse ravvedersi e cambiare. Ma perché usare tanta veemenza? Perché un attacco così diretto di Gesù contro farisei e dottori della legge? Gesù ha sempre offerto la sua testimonianza della verità e della paternità di Dio. Ricordiamo l’episodio della cacciata dei venditori dal tempio: il Vangelo di oggi sembra rappresentarci le stesse sferzate, non provenienti da cordicelle ma dalla bocca stessa di quel Figlio che ha voluto, come suo cibo quotidiano, fare la volontà del Padre. Giustizia e amore: questo è il binomio sul quale Gesù non transige, queste le due virtù e i due fini per i quali vivere e sui quali verificarsi. La giustizia garantisce eguale dignità alle persone, l’amore è il valore aggiunto che deve presiedere a tutte le scelte e conformare a sé ogni comportamento. Qual è, allora, il peccato all’origine dei rimproveri di Gesù ai farisei? Sicuramente l’aver gonfiato eccessivamente se stessi sopravvalutando la propria persona, convinti dei propri meriti dinanzi a Dio. Ed è qui che arriva l’affondo del Signore: “la vostra visibilità non ha valore, non siete indispensabili, credete di essere qualcuno ma siete indifferenti per coloro dai quali vorreste essere elogiati e salutati”. Poi, la voce del dottore della legge, acceso dalla sua permalosità, che rivendica maggior rispetto da Colui che sta dando lezioni di rispetto. E anche per lui, rappresentante di tutta la categoria, c’è un rimprovero: la vita parla più delle parole e voi siete una contro-testimonianza vivente di quella legge che doveva rendere l’uomo libero dinanzi al suo Dio, e invece lo avete ridotto in un carcere spirituale in nome di Dio. E noi viviamo giustizia e amore, o giudichiamo solo se gli altri fanno ciò per cui noi difficilmente ci impegneremmo?
Preghiera
Amore e giustizia io voglio cantare, voglio cantare inni a te, Signore. Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: quando a me verrai? Camminerò con cuore innocente entro la mia casa.
Agire
Mi impegnerò ogni sera in un attento esame di coscienza.
Meditazione del giorno a cura di mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it