Si dice che un atleta, ad esempio un calciatore, intorno ai vent’anni, sia al massimo delle sue potenzialità agonistiche. Mantiene per qualche anno questa capacità. Ma poi, man mano, le sue forze declinano e i suoi riflessi sbiadiscono…l’efficienza dei suoi muscoli si appanna. Allora l’atleta dalla serie A, passa alla serie B, poi alla serie C…e così via…
Quando poi s’ammala o invecchia…lo si ricorda con le parole: “Era…è stato…ha fatto…ha guadagnato…ha vinto…e giù, giù… tutti gli elogi che si fanno a uno che è stato un vero campione, ma ormai è scaduto, finito”. E’ tutta una lettura in perdita, in caduta rassegnata.
Non così avviene per l’asceta del vangelo che è il vero atleta dello Spirito. Il campione di questo mondo passa dal massimo dell’espressività agonistica al declino impietoso fino alla morte. Nel cristiano invece avviene esattamente il contrario.
Già fin dal battesimo si parte dal massimo: “E’ figlio di Dio, erede, coerede di Cristo e del Paradiso”.
Ciao da p. Andrea
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