“Salve prof, sempre più frequentemente mi ritrovo a riflettere sulle cose belle che ho nella vita… Ma subito dopo arriva il “problema”, ovvero: una volta che tutto ciò finisce? Una volta che si muore? La fine della mia vita materiale corrisponde con l’inizio di qualcosa di infinito?”.
***
Carissimo Michele, sono felicissima di risentirti ed ancora più entusiasta di poter parlare con te di ciò che risplenderà davanti a noi, quando vedremo Dio faccia a faccia! Ovviamente gran parte di quello che ti dirò rientra nel mondo della fede. Stiamo entrando nell’intuizione umana, nella rivelazione divina, nella scommessa più ardua che si possa fare.
Giacinta, la piccola veggente di Fatima, mentre, tra tante sofferenze, stava per morire, con flebile voce disse: “La Madonna mi ha rivelato che se gli uomini pensassero all’eternità cambierebbero vita”. Ne sono straconvinta! “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuor” dice, con ragione, l’autore del Salmo 89. Cioè: non permettere che, stolti come siamo, iniziamo a crederci eterni (qualche volta anche Padreterni) perdendo di vista ciò per cui vale la pena vivere. Toglici l’illusione che vivremo su questa terra per mille anni. Allora sì che diventeremo saggi e sereni.
Steve Jobs, nel suo famosissimo discorso all’Università, sapendo già che aveva un cancro, disse: “Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai trovato per fare le grandi scelte della mia vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutte le paure di imbarazzi o fallimenti – svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante.”
Ma cosa succede nel momento in cui moriamo? Il Giudizio particolare, cioè raccoglieremo ciò che avremo seminato in vita (CCC 1021,1022). Tutto ciò che facciamo in vita (istante dopo istante), lo rivedremo nella prospettiva dell’Amore, cioè lo “rivivremo” dal punto di vista di Dio, capendo perfettamente quando abbiamo lasciato tracce di bene e quando no.
“Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore” diceva S. Giovanni della Croce. Nella parabola del “Ricco e del povero Lazzaro” (Lc 16,19-31). Gesù è esplicito nel dichiarare che subito dopo la morte, entrambi raccolgono ciò che avevano seminato in vita, sperimentando la Giustizia di Dio. Nell’aldilà non ci sarà più spazio per nascondimenti ipocriti, per successi di apparenza, per inciuci o per ingiusti giudizi; tutto sarà alla luce del sole!
Dio stesso che, accogliendoci in sé, ci renderà capaci di giudicarci, facendoci comprendere ciò che abbiamo realmente fatto di buono (anche cose che magari non ci ricordiamo più ma che Dio, con gioia, ci rammenterà) e quello che abbiamo fatto di cattivo (anche quelle cose che, nella nostra mente umana ed un po’ ipocrita, credevamo fossero buone – vedi, per esempio, i gesti fatti per apparenza e non per amore).
S. Paolo ammonisce: “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna” Per chi è stato dalla parte dell’Amore (e Dio è Amore) la morte sarà una rinascita meravigliosa dove ogni lacrima sarà asciugata e le danze non finiranno mai! Chi ha cercato violenza e ingiustizia, sarà tragicamente accontentato, soffocato in un mondo di solitudine e paura, prigioniero di una danza macabra fatta al ritmo del dolore senza fine.
Negli ultimi giorni di vita, Chiara Luce Badano non riusciva quasi più a parlare, ma volle prepararsi all’incontro con ‘lo Sposo’ scegliendo l’abito bianco. Spiega alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerisce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa! Le ultime sue parole: “Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!”. Gesù, il suo sposo, arriverà all’alba del 7 ottobre 1990 per abbracciarla e portarla nel suo Regno di gioia senza limiti e senza fine! Chi ha combattuto l’Amore, dall’odio e dalla paura sarà soffocato!
La figlia prediletta di Stalin, Svetlana, così racconta la morte di suo padre (il più feroce persecutore dei cristiani ed il responsabile delle torture e della morte di milioni di innocenti): “Mio padre morì in modo terribile e difficile. La fame di ossigeno cresceva. La faccia si oscurava e si alterava, i suoi lineamenti diventavano irriconoscibili, le labbra si facevano nere. L’agonia fu spaventosa. Strangolava un uomo sotto gli occhi di tutti. Nell’ultimo minuto, a un tratto egli aprì gli occhi e li girò su tutti coloro che stavano intorno. Fu uno sguardo terribile, forse folle, forse furibondo e pieno di terrore davanti alla morte; e questo sguardo passò su tutti durante una certa frazione di minuto e, a questo punto – fu una cosa incomprensibile e orribile che ancor oggi non capisco, ma non posso dimenticare – a questo punto egli sollevò improvvisamente in alto il braccio sinistro (che non era paralizzato) e con esso indicò verso l’alto, o forse minacciò noi tutti. Il gesto rimase incomprensibile, ma fu pieno di minaccia e non si sa a chi si riferisse. Nell’istante successivo l’anima, compiuto l’ultimo sforzo, si strappò dal corpo” (Roy Medvedev, (12) Apoc. 1, 14 – 18 “Lo Stalinismo”, Mondadori (13) Apoc. 20, 12 – 15).
(tratto da www.intemirifugio.it)