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Polonia: l'obiezione di coscienza è salva

Una sentenza della Corte costituzionale stabilisce che è diritto dei medici obiettori rifiutarsi di indicare un medico disposto a praticare l’aborto

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Dopo anni di battaglie legali, gli obiettori di coscienza polacchi sono riusciti ad avere la meglio. Mercoledì scorso, 7 ottobre, la Corte costituzionale ha confermato il diritto dei medici ad astenersi da pratiche che contrastano con la propria coscienza e ha inoltre – come rivela Tempi – riconosciuto loro il diritto di rifiutarsi di indicare alle donne che vogliono abortire un medico non obiettore.

La Corte ha decretato che l’unico caso in cui il medico mantiene l’obbligo di indicare un suo collega disposto a praticare l’aborto è quando la donna sia in pericolo di morte o quando la sua salute sia minacciata gravemente. In tutti “gli altri casi”, anche “urgenti”, è incostituzionale obbligare il dottore a violare la sua coscienza.

L’interruzione di gravidanza è legale in Polonia dal 1993. Tre le condizioni in cui si può ricorrere all’aborto: quando è a rischio la vita o la salute della madre, quando la gravidanza è frutto di uno stupro (o di un altro atto illegale come l’incesto) e quando il feto è gravemente malformato. Nel maggio 2011 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato la Polonia a 45mila euro di multa per le sue “carenze” riguardo l’applicazione della legge sull’aborto.

 

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ZENIT Staff

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