In ogni essere vivente c’è sempre comunione tra le varie parti del corpo.
Ogni membro del corpo è a servizio di ogni altro cui si dedica con lo stesso slancio e la stessa assiduità con cui pensa a se stesso.
Basti soffermarci a considerare come spesso risulta provvidenziale perfino una ferita; è un accorrere di solidarietà e comunione fra tutte le parti del corpo.
Ho notato un fenomeno analogo quando nella mia mano si è prodotta una ferita: tutto all’intorno s’arrossa. È l’accorrere del sangue in soccorso della parte offesa.
Altrettanto avviene in famiglia quando s’ammala un figlio: costante presenza della mamma, del papà o di qualcuno dei familiari. Anche i turni di lavoro sono subordinati alle necessità dell’ammalato.
A Sarno, paese colpito dal tragico smottamento che ha provocato morti e crolli delle case, il parroco mi racconta che in tempi normali aveva molta difficoltà a raccogliere un numero consistente di persone per operazioni di solidarietà.
Dopo questo disastro gruppi di solidarietà sono sorti quasi spontaneamente, sono molto uniti tra di loro per operare efficacemente nei soccorsi; le motivazioni sono talmente valide e profonde che ne sta nascendo una comunità cristiana.
Tutta l’umanità è una famiglia, un corpo solo. Quante ferite si susseguono, più o meno gravi, in questo corpo e tra i suoi membri.
Gesù sul calvario, nella massima ferita dell’umanità, garantisce: “Attirerò tutti a me”.
Ciao da p. Andrea
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