Sale il bilancio della strage avvenuta ieri ad Ankara, dove due violente esplosione hanno ucciso e ferito i partecipanti a una manifestazione per la pace. Sono 122 i morti e oltre 500 i feriti nell’attentato che ha colpito la folla che si stava radunando per partecipare a una manifestazione per la pace, volta a chiedere la fine degli attacchi governativi contro gli indipendentisti curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Il governo aveva invece parlato ieri di 95 morti e 246 feriti.
Al momento manca ancora una rivendicazione dell’attentato, tuttavia – secondo quanto riferito dalla stampa turca – uno dei due kamikaze sarebbe stato identificato dagli inquirenti che hanno recuperato frammenti di impronte digitali dai resti dell’ordigno. Secondo le ricostruzioni, si tratta di un uomo tra i 20 e i 25 anni.
Il presidente Recep Tayyip Erdoğan, leader del maggioritario Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), ha parlato di “attentato all’unità del Paese: siamo contro ogni forma di terrorismo”, e ha invocato “solidarietà e determinazione come la risposta più giusta al terrorismo”. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, ha invece esortato Ankara a “restare unita contro la minaccia del terrorismo”.
Intanto ieri sera circa diecimila persone hanno manifestato per le strade di Istanbul, sulla via Istiklal, centro della metropoli, accusando lo Stato di essere responsabile dell’eccidio. I dimostranti, sorvegliati dalla polizia in tenuta anti-sommossa, hanno esposto striscioni e cartelli con le scritte “Stato assassino”, “conosciamo i colpevoli” e hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente Erdogan. Anche questa mattina in migliaia sono scesi in piazza ad Ankara per commemorare le vittime della strage e manifestazioni hanno avuto luogo anche in altre città turche, tra cui Smirne, Batman e Diyarbakir.