Italian poet Eugenio De Signoribus (Photo: 28 August 2008)

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La Francia celebra la poesia italiana

Il disarmo del proprio io e l’ascolto radicale della propria coscienza nell’opera di Eugenio De Signoribus

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Enrico Piergallini, sindaco di Grottammare, la bella città marittima in provincia di Ascoli Piceno che da ospita due anni i lavori del meeting dei giornalisti cattolici, ha inviato, alcuni giorni fa, una “lettera aperta” agli organi di informazione. Nella lettera Piergallini scrive: “Lunedì 12 ottobre, a Parigi, la Facoltà di Lettere dell’Università Cattolica della capitale francese dedicherà un’intera giornata di studio al poeta cuprense Eugenio De Signoribus. A dare il loro contributo, interverranno i principali poeti e critici francesi: tutti insieme renderanno omaggio a un autore ormai noto e tradotto in tutta Europa, eppure così poco conosciuto dai suoi conterranei”.

Il sindaco Piergallini, che è persona colta, ritiene che questa notizia meriti d’essere divulgata “per risvegliare l’orgoglio di una intera comunità e rendere consapevoli i cittadini del prestigio e dell’autorevolezza di cui il poeta De Signoribus gode nel panorama della poesia mondiale contemporanea”.

Accogliamo volentieri la richiesta del sindaco per le ragioni da lui stesso addotte, alle quali aggiungiamo una terza motivazione: non è nuovo il caso di autori italiani che hanno ottenuto all’estero riconoscimenti maggiori di quelli ottenuti in patria. Basti pensare a un grande del Novecento, Dino Buzzati (1906-1972), che, a più di quarant’anni dalla morte, è oggetto in Francia di un radicato culto letterario. È dunque il caso, per quanto possibile, di sostenere la nostra fragile memoria storica per risvegliare il senso di una grandezza artistica sedimentata nel DNA italiano.

Eugenio De Signoribus è un personaggio caratterizzato da uno stile riservato, ma il suo curriculum letterario è di tutto rispetto e merita l’omaggio conferitogli dall’Università francese. Nato a Cupra Marittima (AP) l’11 marzo 1947, ha fondato e diretto importanti riviste letterarie e ha vinto famosi premi di poesia. Tra i suoi libri, possiamo ricordare: Principio del giorno (2000), Ronda dei conversi (2005), Trinità dell’esodo (2011), tutti editi da Garzanti.

Giovanni Giudici, altro autore di chiara fama, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, definì l’opera di De Signoribus “un vero addio al Novecento”. Una chiave di lettura che emerge con intensità fin dalla prima lettura dei versi:

Dell’ignobile secolo dei secoli t’accompagna una bolla di
sgomento: tutte le magnificenti riedifiche avvengono
sopra sette strati di simboli e cadaveri…
I morti sono le fondamenta del tempo ventunesimo
dopo Cristo… e la soddisfazione dei rinnalzatori e
dei riabitatori non può essere pienamente sicura:
perché nessuna casa può più appartenere veramente
a qualcuno…

Sono immagini dense di significato, che si avvalgono di una ricchezza verbale che giunge, a volte, a neologismi arditi. Immagini che “fotografano” con rara intensità la tragedia del nostro tempo (“i morti sono le fondamenta del tempo ventunesimo”) e la sensazione di precarietà che attanaglia il mondo globalizzato (“nessuna casa può più appartenere veramente / a qualcuno”).

Oseremmo dire che la poesia del poeta cuprense assume oggi una rilevanza anche più forte in ragione della riflessione critica emergente che sta portando alla luce le pieghe nascoste e l’insostenibilità dei modelli culturali del nostro tempo. Riflessione critica che, dopo la vivacità (seppure contraddittoria) degli anni ‘60-’70, era stata praticamente cancellata dalla affermazione del “pensiero unico” contemporaneo. In questo rinnovato quadro di pensiero, la poesia può offrire un indubbio contributo per riaffermare un criterio di giudizio che abbia un fondamento etico ed umano. Quel fondamento che nessun impero, per quanto potente, è mai riuscito ad estirpare. Ma prima di continuare, leggiamo ancora altri versi:

Lo svelamento del male cancella via via ogni certezza.
Produce una cenere che soffoca e induce a morire.
Se una parola di verità concede la grazia di resistere,
essa, allo stesso tempo, è una semina.
Pur restando gli stessi, si è nuovi. Più radicalmente
nuovi tanto più radicale è stato il pensiero del morire.

È interessante notare la triade “verità”, “grazia”, “semina”, che riconduce in modo esplicito alla componente spirituale dell’ispirazione di De Signoribus. “La sua è una poesia tutta interiore, di meditazione critica sull’esistenza, alla ricerca di un passaggio stretto, illuminato da una intermittente luce religiosa” scriveva il critico letterario Giorgio Calcagno su La Stampa. E gli faceva eco il già citato Giovanni Giudici, che definiva la poesia di De Signoribus “ascetica religione della parola”.

Una sostanziale convergenza della critica, dunque, sul finalismo etico insito in questi versi. Lo stesso poeta, del resto, identificò in un’intervista, tre aspetti significanti della sua opera: “il tempo in atto e gli errori e orrori che hanno portato l’umanità a questa strozzatura epocale; il racconto di un’utopia, o meglio la visione di un nuovo inizio; la voce interiore di una via possibile per continuare a stare al mondo”. Con l’obiettivo di “individuare una direzione, un progressivo disarmo del proprio io come frutto di un ascolto radicale della propria coscienza”.

Spira davvero l’aria
astuta del dominare,
futuro e sua caduta, grazia da eternare
e per le sere stanche
riserve d’oro svela
in catacombe al neon, cave di banche.

Possiamo ricordare, in conclusione, che il “feeling” di De Signoribus con la società letteraria francese nasce grazie a Yves Bonnefoy, uno dei più grandi poeti del nostro tempo, il quale alcuni fa così scriveva: “Ciò che posso, e che tengo molto a fare, è di affermare chiara e forte una qualità, una grandezza che sono ben capace di percepire. Io trovo superbi il disegno e il colore della Ronda dei conversi e vorrei attirare su quest’opera l’attenzione di qualche vero amico e testimone della creazione poetica in Francia, chiedendogli non tanto di leggerla ma di meditarla, di convertirsi ad essa”. È ciò che il mondo della poesia e della critica letteraria francese ha deciso di fare dedicando a Eugenio De Signoribus la giornata di studio del 12 ottobre 2015 presso l’Università Cattolica di Parigi.

***

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Massimo Nardi

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