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Vita consacrata. Don Peloso: "Opere di carità necessitano autenticità carisma"

Il superiore generale dell’Opera Don Orione è intervenuto al convegno di Roma “Laici e religiosi oltre il bisogno. La trasmissione del carisma”, promosso da USG e UISG

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“Senza alcun dubbio l’esercizio delle opere di carità ha oggi bisogno di autenticità carismatica e di rilancio nell’impostazione e nella gestione per non perdere la qualità spirituale e apostolica che identifica e giustifica tali opere”. Lo ha detto don Flavio Peloso, superiore generale dell’Opera Don Orione intervenendo a Roma al convegno “Laici e religiosi oltre il bisogno. La trasmissione del carisma” promosso dalla “Commissione salute” dell’Unione dei Superiori (USG) e delle Superiore (UISG) generali sul tema. Erano presenti una cinquantina di Consiglieri e di Consigliere generali di diverse Congregazioni religiose particolarmente impegnate nelle opere di carità di tipo sanitario e socio-assistenziale. Ad accompagnare Don Peloso anche il consigliere generale dell’Opera Don Orione, don Eldo Musso.

A questa relazione principale hanno fatto seguito due altre esperienze particolari. La prima è stata quella dell’Ospedale “Comboni Samaritan”, in Uganda, dove la collaborazione tra Suore della Nigrizia e Laici si è attuata sotto il segno del martirio di quanti sono morti per curare e assistere alla terribile onda epidemica dell’ebola. E’ stato successivamente presentato il “Modello di gestione condiviso e compartecipato” attuato nella gestione della Piccola Casa del Cottolengo di Torino. L’esperienza ha trasmesso la fiducia che si può, oggi, gestire istituzioni caritative che uniscano la qualità del servizio e la qualità carismatica.

“Occorre passare dalle opere di carità alla carità delle opere –  ha aggiunto Peloso – e in tale contesto la riappropriazione carismatica delle opere è una delle grandi sfide cui sono chiamati gli Istituti di Vita consacrata che hanno la dimensione diaconale insita nel proprio carisma. Devono vincere questa sfida, e possibilmente in tempi brevi, perché non hanno futuro le congregazioni a scarsa qualità carismatica”.

“Proprio per rispondere a questa sfida, – ha spiegato il Superiore degli orionini – nei recenti due Capitoli generali della Congregazione orionina è nato un progetto d’insieme per accompagnare l’evoluzione del rapporto comunità – opere apostoliche e l’evoluzione della gestione delle opere affinché siano testimonianza, ‘fari’, ‘pulpiti’, ‘predica’ della carità di Cristo e della Chiesa anche nelle nuove situazioni e condizioni attuali”.

“Il cambiamento avvenuto, e in corso, nella Congregazione orionina – ha concluso don Peloso – non è stata la scelta di qualche pioniere lungimirante, ma il cammino emerso dal discernimento, prima, e dalle decisioni di due Capitoli generali (2004 e 2010), poi, ed è portato avanti in sinergia dai governi generale e provinciali, mediante i vari strumenti collegiali di formazione e rinnovamento: assemblee di programmazione e di verifica, incontri provinciali dei direttori, segretariati generale e provinciali e persino mediante i quaderni di formazione permanente dei religiosi”.

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ZENIT Staff

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