A pochi giorni dall’inizio dei raid russi in Siria, giunge dall’Iraq l’apertura a un coinvolgimento militare di Mosca anche sul proprio territorio. “Potremmo essere spinti a chiedere alla Russia di lanciare raid aerei in Iraq presto – ha detto ieri il presidente del comitato alla Difesa del Parlamento iracheno, Hakim al-Zamili -. Nei prossimi giorni o settimane decideremo, in base al loro successo in Siria. Pensiamo che la Russia potrà avere un maggiore ruolo in Iraq. Sì, definitivamente maggiore degli americani”.
La convinzione, da parte dell’esponente di Baghdad, nasce dagli esiti raggiunti finora dalla Russia in Siria. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha riferito nelle scorse ore che quattro navi hanno lanciato 26 missili cruise all’indirizzo di 11 nuovi obiettivi dello Stato islamico, che sono stati tutti distrutti. Gli obiettivi erano a circa 1.500 chilometri di distanza. Contemporaneamente – si apprende sempre da Mosca – l’esercito siriano avrebbe lanciato un’operazione di terra grazie alla copertura di fuoco russa.
La presenza di militari russi in territorio siriano sta intanto accendendo gli animi degli islamisti. Lo sceicco Abdallah al-Muhaysini, affiliato a Jabhat an Nusra, ala di al-Qaida in Siria, ha lanciato il 2 ottobre il seguente messaggio: “Parlo al popolo russo e vi chiedo: vi siete dimenticati della palude afgana? Volete entrare in un’altra palude? Le genti di Sham (Siria) si solleveranno contro di voi… e la Siria sarà la tomba degli invasori”. L’invito a correre in Siria e ad arruolarsi tra le fila dei terroristi islamici per combattere i russi giunge anche dall’Arabia Saudita, dove 52 predicatori – racconta l’emittente al Arabiya – hanno lanciato una campagna a favore dell’arruolamento di volontari da inviare in Siria.