Riprendiamo di seguito il testo integrale del discorso pronunciato da papa Francesco durante l’udienza ai partecipanti all’incontro promosso dal “Banco alimentare”, svoltasi sabato 3 ottobre nell’Aula Paolo VI in Vaticano.
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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono lieto di incontrarvi, tutti voi, associazioni e singoli, che collaborate a questa significativa “rete di carità” chiamata Fondazione Banco alimentare. Saluto anche quelli che seguono questo incontro da Piazza San Pietro. Da 25 anni voi siete quotidianamente impegnati, come volontari, sul fronte della povertà. In particolare, la vostra preoccupazione è quella di contrastare lo spreco di cibo, recuperarlo e distribuirlo alle famiglie in difficoltà e alle persone indigenti. Vi ringrazio per quello che fate e vi incoraggio a proseguire su questa strada.
La fame oggi ha assunto le dimensioni di un vero “scandalo” che minaccia la vita e la dignità di tante persone – uomini, donne, bambini e anziani −. Ogni giorno dobbiamo confrontarci con questa ingiustizia, mi permetto di più, con questo peccato, in un mondo ricco di risorse alimentari, grazie anche agli enormi progressi tecnologici, troppi sono coloro che non hanno il necessario per sopravvivere; e questo non solo nei Paesi poveri, ma sempre più anche nelle società ricche e sviluppate. La situazione è aggravata dall’aumento dei flussi migratori, che portano in Europa migliaia di profughi, fuggiti dai loro Paesi e bisognosi di tutto. Davanti a un problema così smisurato, risuonano le parole di Gesù: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25,35). Vediamo nel Vangelo che il Signore, quando si accorge che le folle venute per ascoltarlo hanno fame, non ignora il problema, e neppure fa un bel discorso sulla lotta alla povertà, ma compie un gesto che lascia tutti stupiti: prende quel poco che i discepoli hanno portato con sé, lo benedice, e moltiplica i pani e i pesci, tanto che alla fine «portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati» (Mt 14,20-21).
Noi non possiamo compiere un miracolo come l’ha fatto Gesù; tuttavia possiamo fare qualcosa, di fronte all’emergenza della fame, qualcosa di umile, e che ha anche la forza di un miracolo. Prima di tutto possiamo educarci all’umanità, a riconoscere l’umanità presente in ogni persona, bisognosa di tutto. Forse pensava proprio a questo Danilo Fossati, imprenditore del settore alimentare e fondatore del Banco alimentare, quando confidò a Don Giussani il suo disagio di fronte alla distruzione di prodotti ancora commestibili vedendo quanti in Italia soffrivano la fame. Don Giussani ne rimase colpito e disse: «Poche volte mi era capitato di incontrare un potente che scegliesse di dare senza chiedere nulla in cambio e mai avevo conosciuto un uomo che desse senza voler apparire. … Il Banco è stata la sua opera. Mai pubblicamente, sempre in punta di piedi, l’ha seguita dal suo nascere».
La vostra iniziativa, che festeggia i 25 anni, ha la sua radice nel cuore di questi due uomini, che non sono rimasti indifferenti al grido dei poveri. E hanno compreso che qualcosa doveva cambiare nella mentalità delle persone, che i muri dell’individualismo e dell’egoismo dovevano essere abbattuti. Continuate con fiducia questa opera, attuando la cultura dell’incontro e della condivisione. Certo, il vostro contributo può sembrare una goccia nel mare del bisogno, ma in realtà è prezioso! Insieme a voi, altri si danno da fare, e questo ingrossa il fiume che alimenta la speranza di milioni di persone.
È Gesù stesso che ci invita a fare spazio nel nostro cuore all’urgenza di «dare da mangiare agli affamati», e la Chiesa ne ha fatto una delle opere di misericordia corporale. Condividere ciò che abbiamo con coloro che non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei poveri che il Signore ci fa incontrare.
Condividendo la necessità del pane quotidiano, voi incontrate ogni giorno centinaia di persone. Non dimenticate che sono persone, non numeri, ciascuno con il suo fardello di dolore che a volte sembra impossibile da portare. Tenendo sempre presente questo, saprete guardarli in faccia, guardarli negli occhi, stringere loro la mano, scorgere in essi la carne di Cristo e aiutarli anche a riconquistare la loro dignità e a rimettersi in piedi. Vi incoraggio ad essere per i poveri dei fratelli e degli amici; a far sentire loro che sono importanti agli occhi di Dio. Le difficoltà che sicuramente incontrate non vi scoraggino; piuttosto vi inducano a sostenervi sempre più gli uni agli altri, gareggiando nella carità operosa.
Vi protegga la Madonna, Madre della Carità. Vi accompagno con la mia benedizione. E chiedo anche a voi, per favore, di pregare per me. Grazie!
Tutti insieme preghiamo la Madonna. E vi suggerisco una cosa: nella preghiera alla Madonna e nel ricevere la benedizione, pensate a una persona, a due o tre, che noi conosciamo, che sono affamate e che hanno bisogno del pane di ogni giorno. Non pensare a noi, e chiedere alla Madonna per loro. Che il Signore benedica loro.
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Benedizione
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