Era l’incontro dei fidanzati; raduno dei giovani che si stavano preparando a comporre la comunità base del genere umano: la famiglia.
Tra loro c’era Nilda, una bravissima sarta, che, grazie al suo lavoro, mi ha offerto lo spunto. Ci siamo subito messi a chiacchierare dell’ago e filo che cuciono, rattoppano, uniscono ogni strappo, ogni divisione.
Ognuno che si prepari a vivere cristianamente il matrimonio è chiamato ad essere un sarto.
Quante volte in famiglia si può, si deve cucire, ricucire? Fino a settanta volte sette; cioè sempre.
L’ago è il dolore che trascina il filo e lo conduce nello spazio creato dalla sua puntura. Il filo è l’amore che non può passare se non attraverso il vuoto creato dalla punta del dolore.
Ago e filo sono inseparabili nel cucire. E’ vano il passaggio dell’ago senza il filo, come è vano il dolore senza l’amore; è impossibile al filo penetrare senza l’ago, come non ha forza l’amore senza il dolore.
Solo tramite la dolorosa puntura dell’ago è possibile al filo passare e ripassare sulla ferita del tessuto e così ricomporla, aggiustarla, sanarla.
Ciao da p. Andrea
Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.