The Porziuncola

WIKIMEDIA COMMONS

«Ben venga, mia sorella morte!»

In preparazione alle celebrazioni francescane di domenica 4 ottobre, ascoltiamo le ultime parole del Poverello, morto sabato 3 ottobre del 1226 all’età di 45 anni nella Porziuncola

Share this Entry

Sabato 3 ottobre 1226.

Sabato 3 ottobre 2015.

Inginocchiamoci davanti a fratello Francesco, morente.

Andiamo in quell’oscura capanna nel mezzo del bosco, semplice infermeria della Porziuncola, a pochi passi dalla cappella dedicata a santa Maria, che egli stesso aveva riparato con le sue proprie mani. Ascoltiamo gli ultimi battiti del suo cuore, le sue ultime parole, e lasciamoci andare alla commozione.  

Che donna povertà entri e sorella terra mi accolga!

“Leone, Masseo, Angelo e Ruffino, avvicinatevi e toglietemi tutti i vestiti”

I quattro frati erano tentennanti, preoccupati. Forse la febbre alta lo portava al delirio? Ma Francesco aggiunse: “Compagni di tante battaglie, non abbiate timore. Il Padre mi ha buttato nudo nel mondo e nudo voglio tornare tra le sue braccia. Voglio morire  nudo come il mio Signore Gesù Cristo. Voglio morire tra le braccia di donna povertà e nel seno di madre terra, mia sorella. Spogliatemi dunque di tutti i vestiti”

I quattro amici obbedirono e, man mano che toglievano i poveri indumenti, le lacrime sgorgavano copiose. Anche Ruffino non riusciva più a trattenersi.

Il corpo di Francesco era gonfio, paonazzo, martoriato dalle tante penitenze e malattie. Con la mano sinistra cercava di nascondere un po’ la piaga del costato.

Francesco continuò: “E ora mettetemi nudo sopra la nuda terra

Sfinito da quella malattia così grave… Posto così in terra, e spogliato della veste di sacco, alzò, come sempre il volto al cielo e, tutto fisso con lo sguardo a quella gloria, coprì con la mano sinistra la ferita del lato destro, perché non si vedesse. Poi disse ai frati: «Io ho fatto il mio dovere; quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo!» (Tommaso da Celano, “Vita seconda di san Francesco d’Assisi”)

I compagni, al sentire quelle parole, proruppero in un pianto dirotto. I loro singhiozzi li facevano somigliare a bambini disperati.

Francesco chiuse gli occhi e ripensò agli ultimi vent’anni della sua vita. Respirò profondamente e consegnò a Dio tutta la sua riconoscenza per essere stato capace di fare la volontà Sua, fino alla fine.

 Fu allora che, calmati un po’ i singhiozzi, il padre guardiano si alzò in fretta ed ispirato direttamente da Dio riguardo ad un intimo desiderio di Francesco, prese una tonaca, i calzoni, un cappello e gli disse: «Sappi che questa tonaca, i calzoni ed il berretto, io te li do in prestito, per santa obbedienza! E perché ti sia chiaro che non puoi vantare su di essi nessun diritto, ti tolgo ogni potere di cederli ad altri»

Preparandosi alla venuta di sorella morte, madonna povertà gli aveva tolto anche il cappello di lana che lui abitualmente indossava per coprire le tante cicatrici doloranti, conseguenza delle cure dolorosissime fatte agli occhi. Al suo posto gliene porse uno di rude sacco. “Poi il Santo alzò le mani al cielo, glorificando il suo Cristo, perché poteva andare libero a lui senza impaccio di sorta”.  

Accolse la morte cantando

Francesco, con gli occhi chiusi, si girò per baciare la terra in segno di riconoscenza, ma non ci riuscì. Allora appoggiò le sue mani sulla terra e disse: “Frate Leone, dì a fra Pacifico che canti. Cantate tutti.”

Fra Pacifico, amico intimo del santo, eccellente nell’arte del canto e della poesia, tanto da esser chiamato “il Re dei Versi poiché era il più rinomato vesta dei cantori”, cantò fino alla fine il “Cantico di frate Sole”.

Quel cantico risuonò nel bosco, accompagnando il santo verso le sinfonie eterne del Cielo e, affinché risuonasse in continuazione, i frati si alternavano senza sosta.

Che la benedizione di Dio vi vesta di pazienza e perseveranza!

Le lacrime dei frati si mescolavano con i gesti di tenerezza di Francesco e il loro dolore veniva addolcito dalle ultime parole del santo.

Parlava loro dell’amore di Dio, della virtù della pazienza, dell’obbligo di osservare la povertà “raccomandando più di ogni altra norma il santo Vangelo”.

E mentre, a pochi metri dalla capanna, i frati cantavano con entusiasmo il “Cantico”, i compagni vicini a lui piangevano a non finire.

 Era una scena che avrebbe commosso anche le pietre. Lacrime sconsolate scendevano sui visi di tutti e fu in quel momento che Francesco “stese la sua destra su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario: «Addio figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre! E poiché si avvicina l’ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso! Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia».

Benedisse tutti i frati presenti, quelli che erano in giro per il mondo e “quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli”.  

Mangiamo i biscotti!

Improvvisamente un frate entrò nella capanna e disse pieno di entusiasmo: “E’ arrivata! La nobile dama Jacopa è appena arrivata qui con i suoi due figli!”

Jacopa dei Sette Soli era lì, davanti al suo carissimo amico Francesco che, guarda caso, aveva appena iniziato a dettare una lettera destinata a lei, per chiederle di raggiungerlo poichè stava morendo. Francesco cercava la sua amica, chiedendole  “quei dolci che tu eri solita prepararmi quando mi trovavo malato a Roma”.

Ma la posta di Dio è più veloce di quella umana e Jacopa aveva “intuito” che doveva partire.

“Dio sia lodato!” esclamò Francesco. “Venite qui e mangiamo insieme questi saporiti dolci!”

E così, con sorella morte a due passi, nella capanna mortuaria, tutti mangiarono biscotti con la gioia che nasce dalla libertà dei figli di Dio.

Nel frattempo dal bosco e da tutte le capanne vicine, si alzava senza sosta la melodia del “Cantico”.

Era il tramonto del 3 ottobre 1226.

Francesco disse: “Ben venga la mia sorella morte!”

E al medico: “Su, frate medico, dimmi pure che è prossima la morte, la quale sarà per me la porta della vita!”

Inaspettatamente l’agonizzante sembrò quasi riprendere le forze e nel tentativo di sedersi, esclamo con ansia e gioia insieme: “Sta arrivando! Sta arrivando!”

Poi chiese ai frati che, in onore di sorella morte, sul suo corpo spargessero polvere e cenere. Disse: “Con la mia voce ho invocato il Signore”. I frati proseguirono quel salmo. 

Francesco aveva 45 anni.

Tutto era compiuto.

Nel suo giaciglio non si muoveva più. 

Share this Entry

Maria Cristina Corvo

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione