Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi ad una domanda posta da un lettore in Canada.
Un membro della nostra associazione ha donato uno stendardo con Cristo trionfante risorto dalla tomba. La persona gradirebbe che ci fosse una dedica o un’iscrizioni commemorativa per il suo defunto marito iscritto sullo stendardo. Si può? — G.A., West Vancouver, Columbia Britannica, Canada
Mentre non c’è quasi niente di ufficiale in merito a dediche su oggetti liturgici o su arredi liturgici, c’è invece una lunga tradizione e pratica basata sul buon senso.
Esiste un’usanza di lunga data riguardo il dedicare un’iscrizione commemorativa su oggetti come calici e patene. Uno dei più antichi esempi ancora esistente è il “calice di Tassilo”, donato nell’anno 777 dal duca di Baviera Tassilo e sua moglie Luitpirga al monastero benedettino di Kremsmünster, in Austria. Un altro esempio è il calice della cattedrale di Bedia, nel distretto di Tkvarcheli, in Georgia, che risale al X secolo. L’iscrizione, in antichi caratteri georgiani, riporta: “Santa madre di Dio, chiedi a Tuo Figlio di avere pietà di Bagrat, re dell’Abcasia, e di sua madre, la regina Gurandukht, che ha donato questo calice. Amen.”
Quest’ultima iscrizione, ad esclusione dei titoli regali, è piuttosto tipica per questi testi che attraverso i secoli hanno trasmesso i nomi dei donatori e le loro richieste di preghiere.
Altri arredi sacri o liturgici che spesso portano questo tipo di iscrizioni sono vetrate e panche. Quest’ultime portano spesso una targhetta di ottone o di altro materiale durevole, recando un testo simile a “Per la gloria di Dio e nell’affettuoso ricordo di N. da parte dei suoi figli.” Altre dediche sono più semplici, chiedendo solo di pregare per una persona o una famiglia, e omettendo i nomi dei donatori. Altri benefattori chiedono semplicemente “Per favore, pregate per il donatore”, affidando a Dio tutto il resto. Talvolta sono anche più elaborate, ma le usanze cattoliche di rito romano tendono alla brevità in questo tipo di dediche o iscrizioni commemorative.
Per quanto riguarda le vetrate, la dedica si trova normalmente discretamente collocata in un pannello della finestra, in modo da non distrarre dal messaggio religioso primario della persona o dell’episodio rappresentato.
Su oggetti di stoffa queste dediche sono meno diffuse, probabilmente perché l’idea che sta dietro a questi iscrizioni commemorative è che durino nel tempo, e gli oggetti di stoffa, persino uno stendardo pregiato, tendono a consumarsi abbastanza facilmente con l’uso. Ma ci sono. A Westminster Abbey (anglicana) a Londra, ad esempio, sono conservati vari gonfaloni da processione riccamente decorati, che recano dediche commemorative e sono stati realizzati più di un secolo fa. Suppongo che ci siano, ma non ne ho conoscenza diretta, esempi di stendardi cattolici con dediche simili.
In conclusione, penso che anche se dediche commemorative su stoffa non siano molto comuni, non ci sia nulla di inappropriato nel collocare una discreta dedica su uno stendardo qualora il donatore lo desideri.
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.