Libertà è una parola usata, usatissima, abusata, tanto da averne quasi smarrito il vero significato. L’accezione più comune del termine intende per libertà la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla. Il Cristianesimo ha modificato ampiamente la concezione classica della libertà rapportandola non più alla libertà politica e alla libertà personale, ma contrapponendola a quella schiavitù interiore derivante dal peccato originale di Adamo. La buona volontà, e non più la razionalità, è quella che origina la libertà, che non è possibile avere senza l’intervento divino procacciatore della grazia, mezzo essenziale di liberazione dell’uomo. La volontà non potrebbe indirizzarsi al bene corrotta com’è dalla schiavitù delle passioni corporee se non ci fosse la rinascita dell’uomo operata da Cristo. Rimane comunque l’impossibilità umana a liberarsi dal male, dalla colpa e dal peccato per cui la libertà sarà conseguibile dall’uomo solo quando lascerà questo mondo terreno per il giudizio finale nel regno dei cieli.
L’uomo cercala libertà, l’anela, la desidera, la sogna, ma come può ottenerla? “La Verità vi farà liberi”, è la risposta di Gesù Cristo. La verità, ovvero Lui stesso. Una via sicura verso la libertà autentica da ogni schiavitù. Eppure l’uomo della modernità sembra trarre piacere dal legarsi ad ogni tipo di vincolo, di asservimento (economico, ideologico eccetera) e sembra identificare l’unico “limite” alla sua libertà nella religione.
Per il Cristianesimo, l’uomo sano e completo è composto da due elementari opposizioni: limite e desiderio d’illimitato, regola e libertà, ragione e sentimento, spirito e materia. L’uomo è quella creatura finita che è aperto all’infinito, è come l’albero che ha la sue radici nella terra, ma i suoi rami tendono al cielo. L’uomo è la creatura finita che è alla ricerca del suo Creatore infinito. La vita è certamente innovazione, e perciò desideriamo il nuovo, lo sviluppo, l’avventura. Ma non è tutta innovazione; c’è nell’uomo anche qualcosa di sempre uguale a se stesso, qualcosa di eterno, e quindi desideriamo credenze universali, convinzioni immobili, una metafisica a cui attaccarci tenacemente. La realtà completa è il divenire ma nell’assoluto, la libera avventura, ma nella regola, il sentimento ma nella ragione, i sensi ma a servizio dello spirito. Da questo punto di vista un autentico maestro del pensiero cristiano relativo alla libertà è Chesterton, esponente di una antropologia relazionale, dove la persona umana è chiamata ad entrare in relazione con le polarità opposte che vivono dentro e fuori di lui. Di fronte alla frammentazione filosofica della modernità, il nostro scrittore trova in questa antropologia cattolica relazionale una visione di uomo completa capace di corrispondere veramente al senso del reale di tutti. Due sono le polarità fondamentali, che contengono tutte le altre, e che costituiscono l’essere umano: la polarità uomo-Dio e quella uomo-donna. L’uomo è contemporaneamente autonomia e relazione dipendente dal suo Creatore, ed è questa la prima e fondamentale polarità che costituisce l’essere umano. Da una parte, pur essendo stato creato autonomo, l’uomo ha comunque una certa dipendenza dal suo Creatore: “Il fatto che, come direbbe un cristiano, dipendiamo da Dio in ogni particolare e in ogni istante o, come direbbe un agnostico, dall’esistenza e dalla natura delle cose, non è un inganno dell’immaginazione; al contrario, è la realtà fondamentale che noi nascondiamo come dietro un sipario, con l’inganno della vita comune”, dice nella sua biografia su San Francesco. “Dio ha appeso il mondo sul nulla”. Tutta la creazione dipende da Dio: “Chi ha visto che tutto il mondo è appeso al capello della misericordia di Dio, ha visto la verità, potremmo quasi dire la cruda verità”. Dall’altra parte, l’uomo, pur rimanendo dipendente da Dio, ha ricevuto in dono l’autonomia, la libertà, il libero arbitrio: “Ciò che la teologia chiama libero arbitrio, è molto forte”, scrive in un’altra sua fondamentale opera, Ortodossia. Pur essendo dipendente da Dio, la creazione ha una sua autonomia. San Tommaso tutelava sempre l’indipendenza della parte dipendente. Sosteneva che quella parte poteva esercitare i propri diritti all’interno della propria sfera di influenza”.
Così la Chiesa Cattolica pone l’accento sulla dignità dell’essere umano. Questo forte senso delle dignità e della libertà dell’uomo contiene elementi di nobile libertà umanistica, apprezzati anche al giorno d’oggi. Ma questa dignità dell’uomo data dalla sua libertà, porta proprio a quel libero arbitrio, quella responsabilità morale dell’uomo, che tanti liberali moderni non riconoscono. L’esistenza non è un calcolo matematico obbligatorio: “Non si può concludere un’addizione con il risultato che si vuole”, dice sempre Chesterton in Ortodossia; ma come concludere una vicenda, invece, dipende dalla nostra volontà: l’uomo non vive secondo la necessità della natura; l’uomo è stato creato libero. Conclude Chesterton: “Secondo la maggior parte dei filosofi, nel creare il mondo, Dio l’ha reso schiavo. Secondo il cristianesimo, nel crearlo, l’ha liberato. Dio aveva scritto non tanto una poesia, quanto piuttosto una rappresentazione; un’opera teatrale che aveva progettata perfetta, ma che necessariamente era stata lasciata in mano a registi e attori umani che da allora ne hanno fatto un gran pasticcio”.
Al di sopra di questa libertà sovrumana e insidiosa stanno sospesi il paradiso, l’inferno e tutto il misterioso dramma dell’anima. Dio ci ha creati autonomi per poter ricambiare il suo amore, e ci ha lasciati liberi perché andassimo a lui per nostra libera scelta personale, come figli maturi, autonomi.