Autorità per far crescere

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 11,27-33

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Lettura

Il brano del Vangelo di oggi presenta una disputa fra i detentori del potere socio-religioso e Gesù, nel tipico stile rabbinico fatto di domande senza risposte. La disputa verte sul modo di intendere l’autorità, termine ripetuto quattro volte nel testo. Ma il vero problema non sta nella fonte dell’autorità (dal cielo o dagli uomini), quanto piuttosto nel significato che ad essa si dà.

Meditazione

Più volte Gesù, soprattutto rivolgendosi ai suoi discepoli, ha spiegato che nessun potere ha altra giustificazione se non quella di essere un servizio dell’uomo e per l’uomo. Non così lo intendevano i discepoli, e ancor più i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani. Ma Gesù insegna che non sono gli uomini (cittadini o fedeli credenti) al servizio di coloro che detengono il potere, bensì questi al servizio di quelli. E colui che esercita un’autorità al servizio dell’uomo non solo deve avere una grande coerenza morale, ma deve esercitare l’autorità nella dimenticanza di sé e nella ricerca quotidiana e sofferta del bene comune. Il potere deve tendere a superarsi, proprio in vista del traguardo ultimo della storia umana. L’autorità, allora, va intesa non come occasione di dominio o di un potere da esercitare su sudditi passivi, ma come servizio da rendere all’intera comunità. Solo il potere come servizio può diventare autorità, nel senso etimologico della parola. Auctoritas viene dal verbo latino augere che significa aumentare, far maturare, far crescere. Autorità è forza che serve a sostenere e far crescere le persone attraverso una relazione di servizio e di carità intellettuale, religiosa, educativa. Un esempio è la famiglia: i genitori hanno il “dovere” più che il “diritto” di esercitare l’autorità, cioè di utilizzare tutte le loro forze e la loro iniziativa alimentata dall’amore per sostenere e incrementare l’essere dei loro figli, perché raggiungano il loro “vero bene”, dove con “vero” non s’intende l’opinione personale sul bene dei figli, ma il loro bene oggettivo. Quindi la prima condizione per un retto esercizio dell’autorità è che essa sia orientata al raggiungimento del fine oggettivo di coloro che fruiscono del suo servizio; la seconda condizione è che essa s’incontri con la libertà di coloro che sono sottomessi all’autorità. Potremmo e dovremmo dire che l’autorità nella verità è servizio che aiuta a diventare liberi.

Preghiera

Signore Gesù, liberami da me stesso, dal peso della ricerca del mio “io”, dei miei interessi, delle mie comodità. Dammi la libertà interiore perché abbia il coraggio di servire per far crescere. Ti ringrazio, Signore, perché mi hai donato il mondo da servire, la fede da donare, l’amore da condividere.

Agire

Oggi, prima di ogni parola e azione, mi chiederò: contribuisco così a far crescere gli altri?

Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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