“Di dialogo e di ascolto c’è tanto bisogno in questo momento. Non tocca certamente a noi vescovi, ‘frenare’ perché la decisione sulle unioni civili o eventualmente sui matrimoni gay è libera e responsabile competenza dello Stato, una grave responsabilità civile e politica che deve assumersi chi governa, mediando spesso fra tante opzioni non facili da mettere insieme”. È quanto scrive sul suo profilo Facebook, mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno.
“E per questo – prosegue mons. D’Ercole – sento di avere grande rispetto e comprensione. A me però, come pastore della Chiesa, incombe il diritto-dovere di illuminare le coscienze secondo i dettami della legge naturale e di quella divina. E voglio farlo nel pieno rispetto di tutti, e anzitutto della verità, senza badare al successo mediatico e al plauso umano”.
“Il rischio oggi – spiega il presule – è che nel filone libertario prorompente prevalga non il bene vero, ma quel che appare tale senza esserlo perché ritenuto opinione prevalente, ma non è l’opinione maggioritaria della gente che decide che cosa è verità e bene. Ad esempio, l’aborto è diventato, per referendum popolare, da decenni un diritto, ma non pochi si accorgono ora dei danni che ha prodotto e delle ferite insanabili che lascia nel cuore della donna, senza aver prodotto i risultati che si auspicavano… ma come tornare indietro? Potrebbe avvenire la stessa cosa per altri temi relativi alla famiglia e alla bioetica, ritenuti moderne aperture e conquiste di civiltà. Vedremo!”.
“Andare controcorrente – aggiunge il Vescovo di Ascoli Piceno – su questi temi è troppo facilmente giudicato come restare retrogradi e legati al passato. Eppure bisogna riflettere, specialmente chi non solo per logica umana, bensì anche per fede è spinto a non abbracciare l’opinione prevalente solo perché dominante”.
D’Ercole ricorda poi un’intervista con Jean Guitton del 1977, in cui Paolo VI affermava: «C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo e nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede… Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia»”.
“Io – conclude D’Ercole – vorrei far parte sino alla fine di questo “piccolo gregge” che resta ancorato alla verità senza chiudere gli occhi sulle necessità e le ferite dell’umanità verso le quali sento di dover avere un’apertura di mente e di cuore come papa Francesco continuamente ripete”.