IOR: il 2014 si chiude con un utile netto di 69.3 milioni

Il Rapporto Annuale evidenzia una crescita dei profitti rispetto ai 2,9 milioni del 2013. L’Istituto, che intanto prosegue la sua opera di ‘trasformazione’, intende destinare 55 milioni di euro al budget della Santa Sede

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Si chiude con un utile netto di 69,3 milioni di euro l’anno 2014 dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione che nel 2013 aveva registrato circa 2,9 milioni. Il dato emerge dal Rapporto annuale 2014, pubblicato oggi dal sito ufficiale dello Ior, dove si spiega che “il miglioramento del risultato è imputabile essenzialmente all’andamento del risultato da negoziazione titoli e alla diminuzione dei costi operativi di natura straordinaria”. 

In attesa del riscontro della Commissione Cardinalizia, lo Ior intente destinare 55 milioni di euro al budget della Santa Sede – in linea con l’erogato 2014 – e 14,3 milioni di euro alle riserve di utili dell’Istituto. Il quale prosegue comunque la sua fase di trasformazione, rifacendosi alle parole di Papa Francesco che, nell’aprile 2014, ha riaffermato la centralità della missione dello Ior per il bene della Chiesa Cattolica, della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano .

Il Papa aveva infatti chiesto alla ‘banca vaticana’ di continuare a servire con attenzione e a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa Cattolica in tutto il mondo e, al contempo, di assistere il Pontefice nella sua missione di Pastore universale. A tale scopo, il management dello Ior era stato incaricato di ultimare un piano che delineasse il futuro dell’Istituto in linea con tali richieste, piano poi elaborato nel 2014.

Contestualmente a tali sforzi, l’Istituto per le Opere di Religione si è molto adoperato per allinearsi agli standard regolamentari vaticani, inclusi la Legge n. 18 dell’8 ottobre 2013 e il recente Regolamento AIF N. 1 in materia di “Vigilanza prudenziale degli enti che svolgono professionalmente un’attività di natura finanziaria”, entrato in vigore nel gennaio del 2015. Grande impegno è stato altresì profuso nell’affrontare gli illeciti che nel passato hanno interessato l’Istituto.

In fase avanzata – spiega Jean-Baptiste de Franssu, presidente del Consiglio di Sovrintendenza dal luglio 2014 – “il piano strategico a lungo termine dell’Istituto ruota intorno a due obiettivi principali: dare priorità assoluta ai bisogni dei nostri utenti offrendo loro servizi di qualità e livello superiore e rendere meno rischiose le attività dell’Istituto”. “Tutto ciò – ha aggiunto – si compie nel rispetto del rigoroso quadro regolamentare posto in essere nel Vaticano e in stretta collaborazione con l’AIF, l’autorità di regolamentazione della Santa Sede”.

Il piano strategico di cui parla de Franssu – che si fonda sul lavoro della Pontificia Commissione Referente sullo Ior  e della Cosea, la Pontificia Commissione Referente sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede – è tutto orientato a rispondere alle esigenze degli utenti in presenza di qualsiasi condizione di mercato. Cioè prevede, in primo luogo, un miglioramento della qualità complessiva dei servizi e sull’erogazione di prodotti adeguati, e poi di rendere meno rischiose le attività dell’Istituto per garantire ed, eventualmente, accrescere il contributo economico che esso eroga ogni anno alla Santa Sede.

Questi due filoni di iniziative porteranno gli utenti ad abbandonare i depositi a termine a favore delle gestioni patrimoniali, confermando così un andamento che l’Istituto continua a registrare da tempo (40% di crescita delle soluzioni di asset management dal 2008). “La nostra sfida principale è assicurare il miglioramento dei livelli di servizio all’utenza e di migliorare le performance dei servizi di gestione patrimoniale”, spiega de Franssu.

“Sarà questo il punto chiave del nuovo piano strategico, oltre ad azioni per fornire soluzioni di pagamento affidabili ed efficienti, da attuare nel rispetto del nuovo quadro regolamentare vaticano e dell’accordo fiscale siglato di recente dalla Santa Sede e l’Italia”, ha soggiunto. 

Nel frattempo dal maggio 2013 al 31 dicembre scorso, lo Ior ha chiuso 4.614 rapporti con suoi clienti, di cui 2.600 conti “dormienti”, 554 rapporti che non rientravano nelle categorie autorizzate (conti “laici”) e 1.460 per naturale estinzione. In fase di chiusura sono 274 conti. I clienti a fine 2014 – riferisce il Rapporto Annuale – erano 15.181.

Più nel dettaglio, dai risultati 2014 emerge il calo del margine d’interesse, che deriva dalla differenza fra il rendimento degli impieghi e il costo della raccolta, a 50,7 milioni (-5,8%); il risultato netto di negoziazione – ovvero la voce che riflette gli utili/le perdite realizzati sui titoli venduti durante l’anno nonché gli utili/le perdite non realizzati sui titoli e metalli preziosi detenuti al 31 dicembre 2014 – sale a 36,7 milioni di euro contro una perdita netta di 16,5 milioni di euro del 2013. Ancora: si registrano 14,4 milioni di euro (+2,1%) di margine commissionale; 2,8 milioni di euro (-26,3%) di dividendi su titoli; 0,9 milioni di euro di altri redditi netti (nel 2013 -14,4 milioni di euro).

Infine, per quanto riguarda la clientela – fa notare Max Hohenberg, dell’ufficio per i media dell’Istituto, alla Radio Vaticana – essa è rimasta fedele all’Istituto: 6 miliardi di euro di depositi, in leggero aumento, per oltre 15 mila utenti. Dal maggio 2013 al 31 dicembre 2014 lo Ior ha chiuso 4.614 rapporti con suoi clienti, di cui 2.600 conti “dormienti”, cioè inattivi o con saldo esiguo, 554 rapporti che non rientravano nelle categorie autorizzate (conti “laici”) e 1.460 per naturale estinzione. 

 

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ZENIT Staff

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