Si apre domani a Roma, presso il Church Village la Conferenza Internazionale Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS)?, promossa e organizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insieme alla World Union of Women’s Catholic Organisations (WUCWO) e alla World Women’s Alliance for Life and Family (WWALF).
L’incontro si propone come un seguito di un convegno sul medesimo tema, promosso sempre dal dicastero di Giustizia e Pace nel 2009. Il nuovo evento sarà strutturato in tre panel, a partire dall’analisi dell’antropologia femminile messa a confronto con la cultura moderna, dove si tratterà in modo sistematico anche la teoria del gender.
Il secondo panel avrà ad oggetto l’analisi del ruolo delle donne come “educatrici” e della “alleanza tra uomo e donna”, con particolare riguardo per l’educazione delle bambine, in molti paesi negato, persino ancor prima della nascita.
Sarà infine trattato il tema del dialogo interreligioso come via per una pace duratura e al ruolo delle donne in questo contesto.
“Questa 2ª Conferenza Internazionale sulle Donne, sarà anche l’occasione per confrontarsi sulle molteplici, vecchie e nuove forme di schiavitù e di violenza subite dalle donne, con sfaccettature diverse nelle differenti parti del globo”, ha dichiarato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, intervenendo stamattina in Sala Stampa Vaticana.
Inoltre, ha aggiunto il porporato, la conferenza non offrirà “solo una panoramica delle questioni più urgenti legate alla condizioni della donna” o denunciare le violazioni della sua dignità” ma, in positivo, si prefigge di incentivare il suo “ruolo chiave nella riduzione della povertà, della fame nel mondo, nell’educazione, ma è anche la custode della vita in ogni sua fase”.
Gli obiettivi della Conferenza Internazionale sono stati illustrati dall’on. Olimpia Tarzia, Presidente della World Women’s Alliance for Life and Family, la quale ha denunciato l’assenza – tra i 17 obiettivi che l’ONU pone per il nuovo millennio – di “questioni fondamentali, non solo per noi donne, ma per la Chiesa e per la società tutta, come la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, quale primo diritto umano e la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, quale soggetto sociale, civile, giuridico, educativo ed economico ed unico, vero baluardo della tenuta sociale”.
La presidente di WWALF ha poi rievocato il concetto di “nuovo femminismo”, lanciato vent’anni fa da San Giovanni Paolo II nella Evangeliium vitae. Un espressione sorprendente per la quale, l’on. Tarzia decise di scrivere al Santo Padre “chiedendogli conferma se, come a me sembrava, potevamo interpretare questo nuovo femminismo come il segno della profonda alleanza della donna con la vita”.
La risposta di papa Wojtyla non tardò ad arrivare e rimarcò che “specialmente a voi, donne, rinnovo l’invito a difendere l’alleanza tra la donna e la vita, e di farvi promotrici di un nuovo femminismo”.
L’on. Tarzia ha poi concluso il suo intervento nella convinzione che “il documento che emergerà dal confronto di questi due giorni rappresenterà un riferimento culturale prezioso, che farà da pietra miliare nel secolare cammino della donna nella Chiesa e nella società tutta”.
In conferenza stampa sono intervenute anche Maria Giovanna Ruggieri, Presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, soggetto impegnato in tutti gli ambiti che toccano più direttamente la vita delle donne – educativo, sociale, familiare – e Flaminia Giovannelli, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, uno dei dicasteri vaticani con più donne nel suo direttivo.
“La donna può contribuire moltissimo agli obiettivo di sviluppo sostenibile, purché… la società sia sostenibile con lei”, ha dichiarato la Giovannelli, sottolineando infine la sua concordanza con le parole di papa Francesco, quando ha recentemente affermato che il disfacimento della famiglia non è un prodotto della “emancipazione femminile”.