È stato uno splendido ricordo di don Orione quello che il cardinale Pietro Parolin ha tessuto durante la Messa di ieri in Sant’Anna, in occasione del 75° anniversario del servizio degli Orionini alle Poste Vaticane.
A fianco al Segretario di Stato c’erano il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, e don Flavio Peloso, superiore generale dei Figli della Divina Provvidenza di Don Orione, il quale ha ricordato che “la presenza orionina in Vaticano è stata una delle ultime gioie del nostro Fondatore, giunta a un mese dalla sua morte”.
“È un grande conforto per me!”, disse Don Orione comunicando la notizia il 31 gennaio 1940. “Quando l’ho saputo ho detto fra me: Ecco, ora posso dire il Nunc dimittis, perché è venuto il giorno in cui i Figli della Divina Provvidenza sono chiamati in Vaticano e prestare un atto di immensa fedeltà, di amore, di servizio, di attaccamento al Vicario di Gesù Cristo”.
“Ancora oggi – ha aggiunto il Superiore generale – la presenza di questa comunità e di questo servizio costituiscono come un simbolo concreto della speciale devozione e dedizione di tutta la Congregazione verso il Santo Padre e verso la Santa Sede cui siamo legati con un quarto voto di ‘speciale fedeltà al Papa’”.
Nell’omelia, il cardinale Parolin ha tracciato un profilo dell'”umile apostolo della Carità”, vero “capolavoro del Signore” nel quale – ha detto – s’incontra “l’eloquente freschezza di un paradosso che solo Dio può creare: il paradosso di un uomo nato in un piccolo paese, Pontecurone, e che, vivendo in povertà, ha dato vita a un’opera che fiorisce nei cinque continenti”.
Ha quindi osservato che “l’inno paolino alla carità, proclamato nel corso della liturgia della Parola, è stato per il Santo ‘colonna sonora’ della sua esistenza”, che il porporato ha ripercorso con rapidi e precisi cenni biografici.
“Desta meraviglia nella nostra epoca – ha poi sottolineato -, dove una certa tardo-adolescenza a volte si protrae molto avanti nell’età incontrare una persona di vent’anni con una tale determinazione e chiarezza d’intenti circa l’obiettivo della propria esistenza, raggiunta in modo così rapido e profondo. San Luigi Orione, infatti, aprì il primo Oratorio per curare l’educazione cristiana dei ragazzi a 20 anni, e a 21 fondò il suo primo Collegio destinato a ragazzi poveri. Dopo la prima guerra mondiale si moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole, opere caritative e assistenziali. Alla periferia delle grandi città, don Orione fece sorgere i ‘Piccoli Cottolengo’”.
Infine, dopo aver messo in evidenza che “nei Figli della Divina Provvidenza, Congregazione da lui fondata, è presente una solidissima devozione mariana e un ‘quarto voto’ di speciale fedeltà al successore di Pietro”, il Segretario di Stato ha concluso la sua omelia ricordando come i 75 anni trascorsi dall’inizio del servizio degli Orionini in Vaticano sono un “segno della costante fedeltà al Papa e segno della Provvidenza”.
Prima del congedo, don Attilio Riva, responsabile delle Poste Vaticane, nel ringraziare ha reso noto che i dipendenti, in segno di partecipazione all’impegno di carità di Don Orione e del Santo Padre, fanno dono dell’equivalente di un’ora di lavoro per la carità del Papa.
Alla funzione, tra i vescovi concelebranti erano presenti mons. Fernando Vérgez Alzaga, segretario generale del Governatorato; Konrad Krajewski, arcivescovo elemosiniere; mons. Giovanni .D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno; mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, e alcuni altri ecclesiastici del Vaticano.
A fare corona ai tre Confratelli attualmente addetti alle Poste Vaticane e tutti i dipendenti delle Poste e Telegrafo del Vaticano. È intervenuto anche Francesco Caio, direttore generale delle poste Italiane.