La cristianofobia dilaga anche in Europa. 57 paesi ne parlano a Vienna

Avviata ieri la conferenza dell’OSCE sulle discriminazioni contro i cristiani. Al sociologo Massimo Introvigne la relazione di apertura

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Si è aperta ieri mattina a Vienna la seconda conferenza internazionale dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) sulla prevenzione e repressione dell’intolleranza, della discriminazione e dei crimini di odio contro i cristiani, presenti delegazioni di 57 Paesi, comprese l’Italia e la Santa Sede, e numerose organizzazioni non governative.

La conferenza fa seguito alla prima sullo stesso tema, organizzata a Roma il 12 settembre 2011 e promossa dal sociologo torinese Massimo Introvigne, che in quell’anno rivestiva la carica di Rappresentante dell’OSCE per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i fedeli di altre religioni.

Allo stesso Introvigne l’OSCE ha affidato la relazione di apertura della conferenza di Vienna, per riannodare il filo fra il primo e il secondo incontro a quattro anni di distanza. “La conferenza italiana del 2011 – ha detto il sociologo – va ricordata soprattutto per il ‘Modello di Roma’ che propose, che descrive un piano inclinato dove dall’intolleranza si passa alla discriminazione e dalla discriminazione alla persecuzione e ai crimini di odio. Un gruppo religioso o etnico – si tratti degli Ebrei, dei musulmani o dei Rom, ma oggi spesso si tratta dei cristiani – è prima messo in ridicolo e diffamato dall’intolleranza, che è un fatto culturale. Quindi discriminato da leggi e provvedimenti amministrativi. Infine si arriva ai veri e propri crimini di odio e alle persecuzioni, e qualcuno – o molti – pagano con la vita”.

In tema d’intolleranza, Introvigne ha rilevato la difficoltà di fissare il limite fra libertà di espressione e satira o arte messe al servizio dell’intolleranza. “La libertà di espressione e la libertà dell’arte – ha affermato – sono importanti, ma non sono illimitate. Per esempio, tutti conveniamo che film nazisti come il famoso Süss l’ebreo, a loro modo tecnicamente ben fatti, erano strumenti dell’intolleranza antisemita. Il caso Charlie Hebdo ha drammaticamente riproposto questo problema: occorrono fermissima condanna dei terroristi assassini, e nello stesso tempo serena riflessione sul problema se certe vignette pubblicate dal settimanale francese non fossero a loro volta intolleranti”.

Massimo Introvigne ha anche ricordato le durissime critiche dell’allora cardinale Bergoglio a certe opere, da lui definite “blasfeme” e “una vergogna”, del celebre artista argentino postmoderno Léon Ferrari, “artista riconosciuto come tra i più significativi dell’arte argentina contemporanea ma che spesso se la prendeva con Gesù Cristo”.

Quanto alla discriminazione, l’esperto ha definito “ambiguo” il ruolo svolto dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, che talora tutela i diritti dei cristiani ma in altri casi considera la libertà religiosa meno importante di altri diritti, per esempio negando a funzionari comunali cristiani il diritto all’obiezione di coscienza e a non celebrare unioni fra persone dello stesso sesso. “E negli Stati Uniti – ha aggiunto – fiorai, pasticcieri e fotografi cristiani sono stati sanzionati per essersi rifiutati di prestare i loro servizi, per ragioni di coscienza, in occasione di matrimoni omosessuali”.

Introvigne ha ricordato che le leggi discriminatorie contro gruppi cristiani hanno assunto numerosi aspetti, citando la normativa fascista contro i Pentecostali, evocata da Papa Francesco nella sua visita del luglio 2014 a una comunità pentecostale di Caserta, quando chiese scusa per la collaborazione di cattolici alla redazione e all’applicazione di quelle leggi.

“Sbaglia – ha concluso – chi pensa che i crimini di odio contro i cristiani interessino solo l’Africa e l’Asia. Ce ne sono anche in Europa, e le statistiche lo dimostrano: aggressioni, profanazioni di chiese, statue decapitate o distrutte. Anzi, il dato statistico mostra che i crimini di odio contro i cristiani crescono ogni anno”. Lo studioso italiano ha quindi chiesto misure più continue e coerenti per prevenire e reprimere questi crimini, ma ha pure affermato che il dialogo tra le religioni, e delle religioni con i non credenti e i governi, è una delle chiavi per evitare quella spirale dell’intolleranza che porta inevitabilmente alla violenza.

La conferenza è proseguita oggi con relazioni, fra gli altri, di padre Vsevolod Chaplin, responsabile delle relazioni con gli Stati del Patriarcato di Mosca e della dottoressa Gudrun Kugler, direttrice dell’Osservatorio dell’Intolleranza e della Discriminazione contro i Cristiani di Vienna. Sarà conclusa da Michael Georg Link, che l’anno scorso, dopo essere stato Ministro degli Affari Europei della Repubblica Federale Tedesca, ha assunto la direzione dell’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR) dell’OSCE.

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ZENIT Staff

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