Plauso e compiacimento da parte del segretario generale della Lega Araba Nabil Elaraby per “il riconoscimento vaticano dello Stato di Palestina”, entità nazionale la cui dicitura sarà esplicitamente citata nell’Accordo globale Santa Sede-Palestina in procinto di essere firmato nel prossimo futuro. Elaraby – spiega una dichiarazione diffusa ieri dall’Organizzazione internazionale con sede al Cairo, pervenuta all’agenzia Fides – ha espresso la convinzione che il passo annunciato contribuirà a favorire i legittimi diritti del popolo palestinese, a cominciare dal diritto ad avere uno Stato indipendente “con Gerusalemme Est come capitale”.
Il segretario generale ha inoltre manifestato la speranza che altri Stati e governi possano presto seguire l’esempio del Vaticano, riconoscendo a loro volta lo Stato di Palestina. In realtà – come ricordano anche i media ufficiali del Patriarcato Latino di Gerusalemme, citati sempre da Fides – è già dal novembre 2012, a seguito del voto favorevole alla Palestina di essere “Stato osservatore” (non membro) alle Nazioni Unite, che il Vaticano utilizza la dicitura di “Stato di Palestina” in tutti i suoi documenti ufficiali, o in diverse comunicazioni sul Paese, come ad esempio nel programma ufficiale del viaggio di Papa Francesco in Terra Santa nel maggio 2014.
Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas si è recato due volte in Vaticano dopo il voto delle Nazioni Unite, e ogni volta è stato ricevuto e ufficialmente chiamato «Presidente dello Stato di Palestina». È anche con questo stesso titolo che è stato calorosamente ricevuto sabato 16 maggio da papa Francesco, prima di presenziare domenica 17 maggio alla canonizzazione delle due sante palestinesi, Mariam Baouardy e Marie-Alphonsine Ghattas, celebrata in Piazza San Pietro.