Non è così semplice, né così scontato il rapporto telefonico tranquillo e sereno. Sono ormai in arrivo con l’eurostar “Freccia Bianca”. Da Ago, che mi aspetta alla stazione ferroviaria di Bologna, ho ricevuto l’invito di dargli un colpo di telefono col cellulare, per avvertirlo che sarei arrivato nel giro d’una quindicina di minuti.
Controllata questa distanza di spazio e di tempo, mi affretto a chiamarlo al cellulare, ma solo dopo aver accuratamente cercato e scelto per la telefonata un angolo del treno sufficientemente silenzioso, in cui agevolmente parlare e sentire la risposta.
Il capotreno, vista la mia ricerca, mi cede momentaneamente il suo appartato camerino. Vari, ma inutili i miei tentativi di mettermi in contatto con Ago: mi sento ripetere ad ogni tentativo: “Qui non si capisce niente…qui c’è un baccano indiavolato…questa stazione ha un rumore assordante di altoparlanti e di gente che vocifera ad alta voce”.
Ago mi invita accoratamente a ritentare la telefonata, finché, per potermi udire, lascia la stazione e si ferma in disparte. In un angolo silenzioso della piazza, gli riesce un dialogo breve e sufficiente per uno scambio veloce e necessario sul da farsi.
Abbiamo poi insieme commentato: per capirci tra di noi, bisogna scostarsi dal frastuono della mentalità del mondo, per ascoltare la sua voce, Gesù ci invita ad appartarci dal chiasso dell’egoismo: “Venite, anche se brevemente, in disparte con me”.
Ciao da p. Andrea
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