“Preoccupazione per la salvaguardia del Creato e salvaguardia per un’ecologia e un’antropologia sana”. Saranno questi, secondo il cardinale Peter Turkson, i due punti focali della imminente Enciclica di Papa Francesco. In una breve intervista alla Radio Vaticana, a margine dei lavori dell’Assemblea generale della Caritas Internationalis in corso a Roma, il presidente del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’ afferma che “il Papa resterà fedele al suo progetto originario, cioè quello di fare qualcosa sull’ecologia umana e quella naturale”.
“Le due vanno insieme – sottolinea il porporato – non si può trascurare la salvaguardia del Creato e poi pretendere di prendersi cura della vita umana, il suo benessere, la salute…”. “Se non c’è la casa dove vivere, se non c’è un bel posto che si può chiamare casa, come riesco a vivere con questo corpo?”, aggiunge, “la vita dell’uomo e l’ambiente di questa vita sono collegati: se si rovina l’ambiente si rovina la persona stessa”.
Intervenendo all’assemblea generale di Caritas Internationalis – come riporta ancora l’emittente vaticana – il Capo Dicastero ha ribadito che la comunità internazionale deve realmente impegnarsi per lo sviluppo sostenibile, soprattutto davanti ad un paradosso come quello del mondo attuale dove si produce più cibo di quanto ne servirebbe ai suoi 7,3 miliardi di abitanti, ma dove poi si vedono 800 milioni di persone affamate, oltre il 10% della popolazione planetaria.
È necessario che finalmente la comunità internazionale “faccia proprio il concetto di sviluppo sostenibile”, ha evidenziato quindi Turkson, anche considerando quanto i cambiamenti climatici e i disastri ad essi correlati si abbattono sulle popolazioni povere. Per far ciò, secondo il porporato, bisogna “abbandonare” questa “irrazionale infatuazione per il Pil” e l’accumulazione di risorse, realizzando invece un sistema che leghi la prosperità economica alla inclusione sociale e alla protezione” dell’ambiente naturale. “Senza un fondamento etico – ha affermato – l’umanità sarà priva del coraggio, della sostanza morale” e “non potrà esserci sviluppo sostenibile”.
Ampia parte dell’intervento si è poi concentrata sul tema della protezione dell’ambiente, sottolineando che le nazioni ricche che hanno beneficiato dei combustibili fossili sono “moralmente obbligati a trovare e promuovere soluzioni per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici”. Ancor di più, sono obbligati a “ridurre le loro emissioni di biossido di carbonio” e ad impegnarsi per le future generazioni e per proteggere i “Paesi poveri dai disastri causati o esacerbati dagli eccessi dell’industrializzazione”.
Il presidente del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’ ha infine concluso il suo discorso ribadendo l’importanza di far prevalere la solidarietà sull’avidità per rendere la Terra un pianeta ospitale per ogni generazione. Per questo, ha detto, “abbiamo bisogno di coltivare un nuovo paradigma di valori e virtù, inclusa la conservazione dell’ambiente, la compassione per gli esclusi, il coraggio di assumere scelte audaci, e l’impegno a lavorare assieme per l’obiettivo condiviso del bene globale comune”.