“Aprire le sbarre che imprigionano la dignità umana: un piano per trasformare il sistema di detenzione degli immigrati negli Stati Uniti”. È questo il titolo del rapporto della Conferenza Episcopale statunitense (Usccb), in cui i vescovi lanciano un forte appello alle autorità per chiedere una radicale riforma del sistema di detenzione degli immigrati clandestini che protegga i più vulnerabili, come i richiedenti asilo e le famiglie, nel rispetto della legalità.
Il documento – informa la Radio Vaticana – è stato preparato dal Servizio per i migranti e i rifugiati della Usccb, in collaborazione con il Centro Studi sulle migrazioni (Cms), e illustra le informazioni raccolte nei Centri di detenzione in diversi Stati dell’Unione e nelle strutture cattoliche che assistono gli immigrati: parrocchie, mense per i poveri e opere caritative. Informazioni che evidenziano una situazione drammatica e disumana, oltre che i gravi limiti dell’attuale sistema: migliaia di persone entrate illegalmente nel territorio americano detenute come criminali; famiglie divise; bambini traumatizzati dalla separazione dai genitori; situazioni di segregazione e disperazione.
Secondo i dati ufficiali del Dipartimento per la sicurezza nazionale (Dhs), sono 400mila gli immigrati clandestini rinchiusi ogni anno nei Centri detentivi degli Stati Uniti: tra questi numerosi richiedenti asilo, vittime del traffico di esseri umani e della tortura, giovani madri con figli, affidate spesso a strutture private a scopo di lucro. Di qui l’urgenza evidenziata dai vescovi di riformare l’intero sistema, con particolare riguardo ai richiedenti asilo, i cui diritti sono di fatto negati, come denunciato anche dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati e dall’Albo degli avvocati americani (Aba).
Nell’introduzione al rapporto, i vescovi Eusebio Elizondo e Nichoas Di Marzio, rispettivamente presidente e membro della Commissione Episcopale per i migranti, si rivolgono non solo alle autorità ma anche ai cattolici, domandando loro e a tutte le persone di buona volontà di sollecitare una riforma delle politiche migratorie negli Stati Uniti e “di sopperire ai bisogni materiali, sociali e spirituali delle famiglie separate a causa della detenzione ed espulsione dei propri cari e di fare in modo che le loro comunità non traggano profitto dalla miseria causata dalla criminalizzazione e segregazione degli immigrati”. L’Antico Testamento e il Vangelo, sottolineano i presuli, “ci ricordano che essere discepoli di Cristo richiede solidarietà verso gli ultimi, compreso lo straniero incarcerato”.
Dopo un’ampia analisi dei dati e dei casi emersi dalla ricerca, il documento conclude con una serie di proposte di riforma, a cominciare dalla realizzazione di un’indagine preliminare del Congresso per valutare il rapporto costo-benefici dell’attuale sistema e dalla drastica riduzione del ricorso indiscriminato alle misure detentive a favore di soluzione più umane che tengano conto dei singoli casi.