Una terra caratterizzata da un “passato glorioso”, ricco di “tradizioni ammirevoli”, in cui si individuano “tolleranza e coesione”, nonché un proficuo “dialogo interreligioso”, nello specifico islamo-cristiano. In questi termini, papa Francesco ha descritto il Mali, paese a cavallo del deserto del Sahara, i cui vescovi sono stati ricevuti oggi in visita ad limina in Vaticano.

Nell’attuale difficile situazione in cui versa il paese – anch’esso funestato dal terrorismo islamico – “le comunità cristiane e i loro pastori sono chiamati a testimoniare una fede sempre maggiore, sulla base di una accettazione incondizionata dei valori del Vangelo”, ha sottolineato il Papa.

A questo proposito, Francesco ha elogiato in particolare il lavoro svolto dai catechisti in Mali, prendendo atto anche della “buona dinamica” che la chiesa locale sta mostrando nella sua opera di evangelizzazione, pur nel “rispetto per le coscienze”.

In un contesto culturale segnato da fenomeni come il “divorzio” e la “poligamia”, i cattolici sono chiamati ad “annunciare il Vangelo attraverso la loro testimonianza di vita e di famiglia”.

Il Santo Padre ha poi incoraggiato i presuli a porre nel proprio impegno pastorale una “particolare attenzione alla condizione della donna”, contrastando ogni “abuso” e ogni “violenza”.

Un’esortazione è stata rivolta anche riguardo al “discernimento delle vocazioni sacerdotali”, con la preghiera che “Dio mandi operai per la sua messe” anche in Mali.

Ai vescovi, il Pontefice ha raccomandato di essere “padri”, “fratelli” e “amici” per i presbiteri delle loro diocesi e di mostrare “sollecitudine paterna” anche per i religiosi e le religiose.

Ispirandosi alla carità dei primi cristiani (il Papa ha citato Tertulliano: “guardate come si amano”), i vescovi del Mali non dovranno trascurare il “ministero sociale” e la promozione di una “vera riconciliazione nazionale”.

In particolare, il Pontefice ha elogiato i presuli per la loro “sensibilità pastorale nel campo della promozione umana, senza riguardo per le differenze etniche o religiose”, e ha reso omaggio ai “tanti cristiani” che “diffondono la cultura della solidarietà e dell’accoglienza”, dimostrata in particolare durante le tensioni dello scorso anno.

Nonostante le difficoltà incontrate nel suo cammino, la Chiesa del Mali rimane un “testimone di speranza e di pace”, ha proseguito Bergoglio, esortando poi i vescovi a “perseverare sulla via del Vangelo”, mantenendo la formazione della gioventù tra le priorità pastorali, per rendere i giovani “autentici costruttori di pace e di riconciliazione”.