Riprendiamo il testo completo dell’omelia tenuta da papa Francesco durante la sua visita pastorale alla parrocchia romana “Santa Maria Regina Pacis” ad Ostia Lido, nel X Municipio di Roma Capitale.
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Una parola che Gesù ripete spesso, soprattutto durante l’Ultima Cena, è: “Rimanete in me”. Non staccatevi da me, rimanete in me. E la vita cristiana è proprio questo rimanere in Gesù. Questa è la vita cristiana: rimanere in Gesù. E Gesù, per spiegarci bene che cosa vuole dire con questo, usa questa bella figura della vite: “Io sono la vite vera, voi i tralci” (cfr Gv 15,1.5). E ogni tralcio che non è unito alla vite finisce per morire, non dà frutto; e poi è buttato via, per fare il fuoco. Servono tanto per questo, per fare il fuoco – sono molto, molto utili – ma non per dare frutto. Invece i tralci che sono uniti alla vite, ricevono dalla vite la linfa vitale e così si sviluppano, crescono e danno i frutti. Semplice, semplice l’immagine. Rimanere in Gesù significa essere unito a Lui per ricevere la vita da Lui, l’amore da Lui, lo Spirito Santo da Lui. E’ vero, tutti noi siamo peccatori, ma se noi rimaniamo in Gesù, come i tralci con la vite, il Signore viene, ci pota un po’, perché noi possiamo dare più frutto. Lui sempre ha cura di noi. Ma se noi ci stacchiamo da lì, non rimaniamo nel Signore, siamo cristiani a parole soltanto, ma non di vita; siamo cristiani, ma morti, perché non diamo frutto, come i tralci staccati dalla vite.
Rimanere in Gesù vuol dire avere la volontà di ricevere la vita da Lui, anche il perdono, anche la potatura, ma riceverla da Lui. Rimanere in Gesù significa cercare Gesù, pregare, la preghiera. Rimanere in Gesù significa accostarsi ai sacramenti: l’Eucaristia, la Riconciliazione. Rimanere in Gesù – e questa è la cosa più difficile – significa fare quello che ha fatto Gesù, avere lo stesso atteggiamento di Gesù. Ma quando noi “spelliamo” gli altri [parliamo male degli altri], per esempio, o quando noi chiacchieriamo, non rimaniamo in Gesù. Gesù mai ha fatto questo. Quando noi siamo bugiardi, non rimaniamo in Gesù. Lui mai lo ha fatto. Quando noi truffiamo gli altri con questi affari sporchi che sono alla portata di tutti, siamo tralci morti, non rimaniamo in Gesù. Rimanere in Gesù è fare le stesse cose che faceva Lui: fare il bene, aiutare gli altri, pregare il Padre, curare gli ammalati, aiutare i poveri, avere la gioia dello Spirito Santo.
Una bella domanda per noi cristiani è questa: Io rimango in Gesù o sono lontano da Gesù? Sono unito alla vite che mi dà vita o sono un tralcio morto, che è incapace di dare frutto, dare testimonianza? E ci sono anche altri tralci, di cui Gesù non parla qui, ma ne parla da un’altra parte: quelli che si fanno vedere come discepoli di Gesù, ma fanno il contrario di un discepolo di Gesù, e sono i tralci ipocriti. Forse vanno tutte le domeniche a Messa, forse fanno la faccia da immaginetta, tutte pie, ma poi vivono come se fossero pagani. E questi Gesù, nel Vangelo, li chiama ipocriti. Gesù è buono, ci invita a rimanere in Lui. Lui ci dà la forza, e se noi scivoliamo in peccati – tutti siamo peccatori – Lui ci perdona, perché Lui è misericordioso. Ma quello che Lui vuole sono queste due cose: che noi rimaniamo in Lui e che noi non siamo ipocriti. E con questo una vita cristiana va avanti.
E che cosa ci dà il Signore se rimaniamo in Lui? Lo abbiamo sentito: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15,7). Una forza nella preghiera: “Chiedete quello che volete”, cioè la preghiera potente, tanto che Gesù fa quello che chiediamo. Ma se la nostra preghiera è debole – se non è fatta veramente in Gesù – la preghiera non dà i suoi frutti, perché il tralcio non è unito alla vite. Ma se il tralcio è unito alla vite, cioè “se voi rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete, vi sarà fatto”. E questa è la preghiera onnipotente. Da dove viene questa onnipotenza della preghiera? Dal rimanere in Gesù; dall’essere unito a Gesù, come il tralcio alla vite. Che il Signore ci dia questa grazia.
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