«Ho visto case cadere come castelli di carta. La gente correva in tutte le direzioni per salvarsi. Era davvero una scena impressionante». Così monsignor Paul Smith, vicario apostolico del Nepal racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la scossa di terremoto che ha colpito il paese asiatico sabato 25 aprile.
«Io stesso non mi sarei salvato se non fossi uscito immediatamente dal mio ufficio», spiega il presule che vive nella capitale Kathmandu. «Le forti e frequenti scosse hanno messo in allarme la popolazione che ha abbandonato le proprie case e piantato dei teloni nelle strade e nei campi aperti».
In queste ore il bilancio delle vittime continua a salire. Pur non ritenendo il dato definitivo monsignor Simick riferisce questa mattina ad ACS di almeno 5mila morti e 7mila feriti. In tutto il paese circa 8milioni di persone hanno subito conseguenze del sisma.
Anche il vescovo emerito del vicariato apostolico, monsignor Anthony Sharma, teme un bilancio ancor più tragico. «Il terremoto potrebbe aver causato 10mila morti». Per il presule si dovrà comunque attendere almeno il prossimo fine settimana per avere delle stime esatte.
«Il sisma ha interessato trentanove dei settantacinque distretti del Nepal e due città del distretto di Gorkha sono state completamente distrutte. È impossibile sapere il numero esatto delle vittime al momento».
Al telefono con ACS da Sanepa, a pochi chilometri di distanza da Kathmandu, monsignor Sharma racconta come in queste ore molte persone stiano continuando ad abbandonare la capitale. «Sono tutti molto spaventati, anche oggi si continuano ad avvertire nuove scosse».
A cinque giorni dal terremoto molte zone sono ancora prive di energia elettrica e molti dei collegamenti sono interrotti. Monsignor Simick sottolinea le gravi difficoltà per raggiungere le aree colpite. «Le strade sono impercorribili, i voli interni interrotti ed intere comunità sono tagliate fuori». Lunedì mattina il presule ha provato a raggiungere in elicottero una stazione missionaria dove alcuni fedeli hanno perso la vita. «Purtroppo però non è stato possibile atterrare».
Il vicario apostolico riferisce degli effetti devastanti che il sisma ha avuto sulla piccola comunità cattolica nepalese, che conta appena 10mila fedeli. «Molte famiglie cattoliche hanno dovuto abbandonare le proprie case, gravemente compromesse dal terremoto, mentre altre soffrono perché i propri cari hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti. Vi chiedo di tutto cuore di pregare per loro».