Le notizie sulla riduzione dei tempi per favorire le separazioni e il divorzio, secondo il regolamento 44/2001 del Consiglio Europeo che disciplina il diritto commerciale ma anche quello privato, sono state diffuse dai media di massa come segnali di conquista civile e di progresso sociale.

Mentre prima occorreva andare all’estero per applicare tale norma, ora anche in Italia è stata recepita la norma che agevola il “divorzio facile”. La notizia sembra quasi un incentivo al divorzio.

In diverse trasmissioni televisive si utilizza il medesimo filone tematico che ha per oggetto storie, racconti e simulazioni di processi riguardanti famiglie divise e allargate, relazioni tra figli dei diversi matrimoni, relazioni tra genitori e figli e tra donne di cui una sposa e l’altra amante.

Qual è il senso del matrimonio cristiano che tende a scomparire, se si riduce soltanto all’esteriorità della festa in Chiesa, fiori, foto e abito bianco?

Se ne parlerà nel prossimo Sinodo ad ottobre, affrontando le contingenze e le tendenze storiche dei tempi d’oggi, ma già papa Francesco ha più volte evidenziato che oggi “le famiglie cattoliche hanno meno figli, con ripercussioni sul numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Alcuni cattolici si allontanano dalla Chiesa verso altri gruppi che sembrano promettere qualcosa di meglio”.

Aumentano le separazioni e i divorzi, anche in molte famiglie cristiane. Questo si ripercuote sui bambini, i quali “non crescono in un ambiente domestico stabile”e la loro fanciullezza è turbata dalle frequenti liti, spesso arbitri e protagonisti di scelte di parte.

 Si registra, inoltre, un incremento nel numero degli aborti, che provocano profonde ferite di atti di violenza contro donne e bambini; fenomeni che devono essere deplorati, perché svalutano il dono divino della sessualità, il diritto alla vita del nascituro e la dignità della donna.

La santità del matrimonio, la stabilità della vita in casa e di conseguenza la vita della società nel suo complesso sono fortemente minacciate.

Il Papa ha quindi ribadito non solo il concetto della famiglia quale: "cellula fondamentale della società umana", ma ancor meglio “la sacralità e l’indissolubilità del matrimonio cristiano”, che è “un patto permanente di amore tra un uomo e una donna” e che richiede “sacrifici reali per allontanarsi dalle nozioni illusorie di libertà sessuale e al fine di promuovere la fedeltà coniugale”.

Gli insegnamenti specifici di Giovanni Paolo II, il Papa della gioventù, ora proclamato santo e “Papa della famiglia”, per mutuare papa Francesco, “si stanno rivelando strumenti promettenti e anzi indispensabili per comunicare la verità liberatrice sul matrimonio cristiano e stanno ispirando ai giovani una nuova speranza per sé e per il loro futuro come mariti e mogli, padri e madri”.

Il matrimonio cristiano, oggi a “rischio di estinzione”, appare come un “bene prezioso da tutelare” e un patrimonio della Chiesa da custodire.

Nei discorsi delle Udienze del mercoledì, sviluppando un percorso di catechesi sui sacramenti, papa Francesco ha detto che “il matrimonio è il sacramento ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione”.

All’inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, a coronamento del racconto della creazione si dice: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò … Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 1,27; 2,24).

L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.

Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi; significa unire i percorsi esistenziali di un uomo e una donna e consacrare nel matrimonio la propria unione. Per questo l’uomo lascia la sua casa, la casa dei suoi genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei che i due, vivendo insieme, diventano una sola carne.

Con didascalica saggezza papa Francesco rivolge ai fedeli questi interrogativi: “Ma voi, sposi, vi ricordate di questo? Siete consapevoli del grande regalo che il Signore vi ha fatto?  Il vero ‘regalo di nozze’ è questo! Nella vostra unione c’è il riflesso della Santissima Trinità, e con la grazia di Cristo voi siete un’icona viva e credibile di Dio e del suo amore”.

Il matrimonio risponde così ad una vocazione specifica. Il fatto che sia una consacrazione si evince chiaramente nella Costituzione pastorale del Concilio, Gaudium et spes, 48, e nell’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II (1981), Familiaris consortio, 56. Si legge che l'uomo e la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi, infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti da una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio.

La vita matrimoniale è una cosa bellissima e va custodita non distrutta dal facile divorzio, né dalle agevolate e facili separazioni secondo le legislazioni statali che non riconoscono il valore di un patrimonio così prezioso e utile per il bene comune e per il bene dei figli, vittime innocenti di un sistema di facile consumismo che trascura i valori essenziali.

Oggi si constata che “tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso”, come è scritto nella relazione al Concistoro straordinario sulla famiglia del card. Kasper, e spesso la dimensione pastorale ha ceduto il passo a concezioni e prassi che non corrispondono agli insegnamenti del Vangelo.

Papa Francesco, applicando la metodologia pedagogica dell’insegnamento, che produce apprendimento e quindi tende a modificare i comportamenti, ha consegnato alle famiglie cristiane la raccomandazione di adoperare con regolarità tre parole magiche: permesso, grazie, scusa. In ognuna di esse si concentra il rispetto della persona, il senso della gratitudine e dell’apprezzamento e la forza del perdono reciproco che aiuta ad andare avanti con fiducia e speranza.

Fare la pace sempre prima che finisca la giornata, durante la quale è avvenuto un litigio, è la ricetta giusta che garantisce la continuità e la stabilità del matrimonio.

Nelle separazioni “facili”, frutto di reazioni impulsive e conseguenze dei primi diverbi tra i coniugi, queste regole non vengono applicate e di conseguenza si vive male il rapporto coniugale ritenendo perciò legittimo “separarsi” e rifarsi una nuova vita.

Per una società cristiana da rinnovare alla luce del Vangelo, sarà forse il caso che venga ripristinata la formula antecedente al matrimonio concordatario e favorire il matrimonio cristiano solo per quelle coppie che scelgono di vivere il valore del sacramento e il matrimonio fedele nella scelta della procreazione dei figli.

L’aver perso oggi il senso del peccato ha favorito la concezione che l’adulterio venga considerato come un semplice “problema da risolvere”.

Il matrimonio cristiano ritorni ad essere una scelta responsabile e matura, non rito convenzionale di uso comune. La necessaria preparazione al sacramento sia guidata non da semplici e formali corsi, ma da diligente catechesi istruttiva e formativa e le eventuali controversie del matrimoni o cristiano restino affidate ai tribunali ecclesiastici, istituiti dalla Chiesa per difendere il sacramento del matrimonio, secondo le regole del Diritto canonico.

Coloro che optano per il matrimonio inteso come “nucleo economico” e per le unioni civili seguano, invece, le leggi ordinarie dello Stato laico, evitando la farsa della cerimonia religiosa che appare come pura formalità e spesso diventa occasione di degrado della morale cristiana.

Si paga, oggi, lo scotto di una politica di compromessi che ha barattato i valori cristiani per un piatto di lenticchie e ci si accorge, amaramente, di aver perso tanto bene prezioso.

Le pseudo conquiste sociali di civiltà e di progresso: divorzio, aborto, unioni civili, matrimoni gay, si stanno rilevando sempre più un grave danno sociale e, come un tarlo roditore, scavano di nascosto profondi tunnel nel cuore dell’umanità.