Cadamuro, detto Serpa, ogni sera, tornando dalle marce militari, aveva un costante lamento da fare agli amici: “Sono stufo di portare il pane; 20 chili di pane non sono uno scherzo sentirseli sulle spalle durante i lunghi e faticosi saliscendi delle nostre marce. Sono tentato – confida - di disfarmi del fardello lasciandolo rotolare giù dal costone della montagna.”
“Caro Serpa – ribatte il tenente Scorpio – per alleggerirti, domani farò anticipare l’ora del pranzo, il momento in cui tutto il peso del pane passerà dal tuo zaino allo stomaco di tutti. Saranno alleggerite le tue spalle e acquisteranno forza tutti i tuoi commilitoni.
Come vedi, il pane nel cesto, nello zaino, al momento della vendita, viene pesato ed è pesante; ma appena è messo al suo posto, nello stomaco, si trasforma in energia, vita e salute”.
Ho raccontato questo scambio di battute ad Aripio, un devoto attendente del cappellano militare. Lui, come ai “devoti” spesso capita di esprimersi, lamenta il “peso” del vangelo, la noia della Messa, la barbosità della predica, la ripetitività delle preghiere…tanto da provare la tentazione di disfarsene.
Caro Aripio, il peso dello zaino è insopportabile finchè il pane non diventa boccone.
Il crudo del vangelo se non lo vivi ti schiaccia, ma se lo mangi mette le ali ai piedi.
Ciao da p. Andrea
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