Werenfried e Wojtyla: un'amicizia per la chiesa che soffre

La collaboratrice più vicina a padre van Straaten ricorda il profondo rapporto tra il Pontefice polacco e il fondatore di ACS

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«Questo Papa, che possiede il carisma di penetrare i cuori, è un amico di Aiuto alla Chiesa che Soffre. In passato, a Cracovia, potemmo aiutarlo in vari modi, soprattutto per la costruzione della famosa chiesa di Nowa Huta. Lo conosciamo come un uomo coraggioso, tutto d’un pezzo, onesto, d’intelletto acuto e di spirito aperto, umile, povero e unito al popolo, come un uomo di preghiera con una fede salda e un filiale amore per la Madonna». Così scriveva il fondatore di ACS, padre Werenfried van Straaten, all’indomani dell’elezione di Giovanni Paolo II.

I due si conoscevano già da molti anni, ancor prima che Karol Wojtyla divenisse arcivescovo di Cracovia nel 1963. La prima di molte battaglie combattute assieme per la Chiesa perseguitata dai regimi comunisti, fu nel 1967 per la costruzione di una chiesa a Nowa Huta. Il sobborgo industriale sorto nei pressi di Cracovia per ospitare 200mila operai dell’omonima acciaieria, era stato pensato come una “città senza Dio” e, nonostante le richieste degli abitanti, era stata proibita la costruzione di una chiesa. In quegli anni la dittatura comunista sorvegliava la Chiesa polacca, ma la tenacia del giovane arcivescovo Wojtyla, sostenuto economicamente dall’Opera dell’amico Werenfried, ha avuto la meglio e nel 1977 la chiesa di Nowa Huta è stata consacrata.

«Anche dopo l’elezione di Wojtyla al soglio pontificio – ricorda Antonia Willemsen, già segretaria generale di ACS e storica collaboratrice di padre van Straaten – i due hanno continuato ad incontrarsi ed ogni volta che il Papa era in Germania chiamava sempre Werenfried». Poi all’inizio degli anni ’90, Giovanni Paolo II affidò al monaco premostratense un compito a lui particolarmente caro: quello di «restaurare l’amore con la sorella Chiesa ortodossa russa».

«Un impegno che non era nuovo alla nostra Opera – continua la Willemsen – Già negli anni ’50 padre Werenfried aveva sostenuto pubblicazioni di testi religiosi per i cristiani russi, sia cattolici che ortodossi. E in quello stesso periodo ACS ha iniziato a sostenere un programma radiofonico che da Bruxelles trasmetteva in Russia attraverso le frequenze di Radio Montercarlo».

In seguito all’invito del Papa, ACS inaugura nuovi progetti a favore della Chiesa ortodossa russa e in seguito anche dei “progetti interconfessionali”, ovvero il sostegno a realtà culturali e media cristiani che contribuiscono fattivamente alla promozione dei rapporti tra ortodossi e cattolici. «La nostra fondazione – spiega Petr Humeniuk, responsabile internazionale di ACS per la Russia – ha agito da “catalizzatore” del dialogo ecumenico, a cui non ha mai fatto mancare il suo supporto». 

Un altro impegno che accomunò padre Werenfried e Giovanni Paolo II è quello in favore della chiesa greco-cattolica ucraina. Uno dei loro ultimi incontri ebbe luogo il 26 maggio 2001 a Leopoli, durante il primo viaggio del papa polacco nell’Ucraina liberata. In quell’occasione il pontefice benedisse il terreno su cui, grazie ad ACS, sorgeranno il Seminario greco-cattolico e il Centro di studi superiori teologici. Sarà il più grande investimento dell’Opera dalla sua fondazione.

Meno di due anni dopo, il 31 gennaio 2003, padre Werenfried morì e nel telegramma di cordoglio il suo amico Giovanni Paolo II lo definì un «insigne apostolo della carità».

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ZENIT Staff

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