La luce della santità di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II sarà, per l’eternità, compagna fedele di ogni uomo che sceglie Cristo al buio del mondo! L’umanità, però, cela oggi le sue profonde oscurità con tante lucciole artificiali; mille colori splendenti; notti abbagliate da lampade fosforescenti. Si cerca in tutti i modi di sconfiggere il buio, specie nelle grandi metropoli, ma anche nelle nostre case e nelle mille relazioni quotidiane. La luce abita perciò tra di noi? È parabola sicura, nel camuffato sentiero della vita avvolto dalle tenebre? Leggiamo un passo del vangelo di Matteo. “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Risposta chiara che ci sollecita un esame di coscienza senza veli e scorciatoie, per poter dare una nuova rotta alla nostra religione. Noi abbiamo costruito una relazione tutta personale con Dio. Andiamo in Chiesa solo con il solito carico di tormenti, peccati, problemi e non ci accorgiamo di più nulla. Non vediamo chi ci sta accanto nella vita o nello stesso luogo dove normalmente ci raccogliamo in preghiera, per fortificare l’incontro con il Signore.
Si riceve l’eucarestia, si partecipa con trasporto significativo ad ogni rito, ma spesso ci si dimentica proprio di Cristo, non avendo aperto il cuore ad un sincero rapporto con i propri fratelli. È proprio la relazione con loro che mostra la verità della nostra relazione con Dio. Non c’è altra misura! La Chiesa ha sempre cercato nella sua missione universale di farlo capire ad ogni uomo, anche se quest’ultimo appare spesso distratto e persino sordo. Papa Francesco, con il suo contatto giornaliero con i fedeli, è l’esempio vivente di questo necessario riferimento continuo con il prossimo. Dice San Giovanni apostolo nella prima lettera: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello”. È nell’amore per l’altro che troviamo l’effettiva sorgente di luce indispensabile a tutti gli uomini, senza ricorrere a trucchi, effetti speciali, per ritrovarsi con tristi e deludenti risvegli. Dio certo non risiede stabile e potente nel cielo o nelle nostre chiese; Dio si trova in ogni luogo dove ci sia bisogno della sua presenza, per far trionfare il bene comune e l’amore universale, in grado di risanare le pene e illuminare ogni realtà umana. Si è fatto crocifiggere per stare in mezzo agli infelici, ai perdenti, ai dimenticati, ai dispersi, agli stranieri, ai poveri di spirito, ai miseri, ai perseguitati, ai puri di cuore, ai giusti, agli assetati ed affamati, ai lasciati soli.
Dobbiamo avere l’umiltà di chiedere allo Spirito Santo, senza arrossire, di trasformarci in credenti forti e saggi, per vedere il Signore; per poterlo toccare con le nostre mani; sentire la sua presenza; offrirgli il nostro aiuto. È necessario, oggi più che mai, essere consapevoli di questa verità, se vogliamo cambiare il mondo, senza aspettare un nuovo principe sul suo cavallo bianco. Il mondo si modifica prima di tutto intorno a noi. Non siamo una comparsa da teatro, né tantomeno un numero qualsiasi del quale se ne possa fare a meno! Il cielo ha affidato ad ognuno un compito prezioso, che può essere solo compreso e attuato se sarà riconosciuto Dio nell’altro. Solo allora si potrà assumere dentro di sé la forza della luce che avvolge sempre questa primaria relazione, per innalzare la qualità della propria vita e di quella che ci nasce accanto. Mi sono rimaste impresse, a proposito, alcune parole di un’omelia di Mons. Costantino di Bruno, assistente centrale del Movimento Apostolico: “ Il cristiano è chiamato da Cristo Gesù ad essere parola vivente, visibile di Dio. Parola sempre attuale, mai di ieri, sempre di oggi. Vera parola di giustizia, verità, amore, compassione, pietà senza alcun limite”. Poi il suo messaggio finale che racchiude in sintesi il mio pensiero odierno: “Questa luce raggiunge la sua pienezza quando tutto il corpo viene offerto, consumato, per la redenzione del mondo”. Luce è infatti ogni uomo che pratica la giustizia e governa con equità; si relaziona con i suoi amministrati con alto rigore morale e veritativo. A tale proposito è stato durissimo il monito che Papa Francesco ha rivolto ai 492 parlamentari italiani che hanno partecipato alla Messa mattutina celebrata eccezionalmente all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana: “No alla corruzione, agli interessi di partito e ai dottori del dovere e ai sepolcri imbiancati”. Da questo grido di amore per la comunità traspare quanto il mondo necessità della luce dell’uomo che riconosce Dio tra i suoi fratelli in difficoltà, per cambiare la storia e illuminare i passi falsati, guidati con arroganza dalla superbia umana. Che Cristo risorto sia vera sorgente di luce per tutti noi!
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