Il companatico dell'amore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

La pagina del Vangelo di oggi vuole rispondere a due domande implicite in tutto il racconto: com’è possibile incontrare il Risorto e riconoscerlo nella propria vita? Cosa significa seguire Gesù? Il racconto è strutturato spazialmente sulla tensione tra due luoghi contigui, ma insieme opposti: il mare e la riva. I discepoli (cioèla Chiesa) si muovono “sul mare”, luogo del lavoro e della fatica, mentre il Risorto è “sulla riva”, dalla quale proviene quella Parola che orienta, sostiene, dà fecondità al lavoro della comunità. 

Meditazione

Il lago di Tiberiade, secondo i Vangeli sinottici, è il luogo del primo incontro di Gesù con i suoi discepoli. Potremmo dire che è il luogo dell’innamoramento, che aveva spinto i discepoli a staccarsi dal loro passato per seguire Gesù. In quel luogo, Gesù, ancora una volta, rende visibile il mistero di Dio, si rivela come Amico e Verità dell’uomo. Proprio ad una comunità smarrita e in difficoltà (ci sono solo sette discepoli), che «in quella notte non presero nulla». I discepoli sono tornati alla vita di prima e rimangono a mani vuote. Sperimentano la notte oscura, arida, infruttuosa. E proprio lì dove credevano di essere bravi, provano il totale fallimento nella notte senza luce. Ma Gesù è già lì all’alba, ora della preghiera, e apre il dialogo con i suoi: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Letteralmente il termine usato è “com­panatico”, perché il pane vero solo Lui può darlo. E quel companatico è la risposta al suo Amore. Certo, con Pietro dobbiamo riconoscere che spesso non abbiamo risposta né amore per nutrire la fame di Dio e dei fratelli, perché viviamo nella sterilità umana e religiosa, senza verità e senza amore… Ma Gesù ci tira fuori dal nostro torpore e dalla nostra mediocrità, c’è ancora qualcosa da fare: ascoltarela sua Parola. Idiscepoli non devono imparare di nuovo il mestiere di pescatori, ma devono fidarsi di Gesù, buttarsi sulla sua Parola, mettere Lui nel loro agire. Il primo a capire e a riconoscere l’identità di Gesù è il “discepolo amato”, ma è Pietro che si sbilancia: esce da sé e dalla barca perché ha visto il Signore. È la risposta del discepolo afferrato totalmente da Cristo. Perché amare vuol dire sempre sbilanciarsi! Pietro ora non ha paura, perché sulla riva c’è il Signore. Ora, finalmente, trova il coraggio di mollare tutto e di buttarsi. Ora comincia l’avventura della Chiesa, coraggiosa discepola innamorata. 

Preghiera:

Signore Gesù, accarezza l’anima mia perché di te innamorata sempre sia, accogli i miei smarrimenti e tessi nel cuore i tuoi componimenti, perché la notte ceda il passo alla luce che nel cammino a te mi conduce. 

Agire:

C’è una parola del vangelo che ha colpito particolarmente il mio cuore? Oggi mi impegnerò a metterla in pratica, senza condizioni e con piena fiducia.

Meditazione del giorno a cura di monsignor Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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