Il 28 gennaio l’Assemblea Nazionale francese ha approvato con 359 voti a favore, 24 contrari e 174 astenuti – un progetto di legge sulla parità di genere proposto dal ministro per i Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem. Il testo è stato già approvato in Senato, ma prima di entrare in vigore dovrà essere riesaminato in seconda lettura, che è iniziata lo scorso 17 aprile.
Sul tema di questa legge è intervenuta l’associazione Le Nouveau Féminisme Européen, con un articolo scritto dalle eurodeputate francesi Elizabeth Montfort e Nicole Thomas Mauro e tradotto in italiano, sul sito dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, da Benedetta Cortese.
L’associazione si chiede anzitutto se sia utile una legge sull’uguaglianza, visto che, essendo “la Francia una democrazia di cui l’uguaglianza è un principio fondatore”, dovrebbe essere già assodata e “regolamentata” la materia della “uguaglianza uomo/donna”.
Dunque una legge del genere sembra sia derivata da un approccio squisitamente ideologico del governo. Una legge che vuole concretizzare, afferma l’associazione, “tutti i programmi d’azione presentati dal governo e quindi il testo di riferimento è il Programma d’azione per la lotta contro la discriminazione e per l’uguaglianza di genere (ottobre 2012)”.
Il rammarico dell’associazione è dovuto al fatto che la visione di società propagata da questo Programma d’azione sia quella di “una società egualitaria che pretende che le donne facciano le stesse cose degli uomini”. “Se non si guarda quello che la donna e l’uomo hanno di specifico e di comune – si legge -, l’uguaglianza diventa ricerca di uniformità di funzioni e di responsabilità in tutti i campi della vita in società, compresa la vita delle famiglie”.
Questo progetto di legge, secondo l’associazione, “è impregnato di pensiero marxista e non riesce a mettere insieme ‘uguaglianza e differenza’ perché per questi ideologi ‘differenza’ significa gerarchia”.
L’associazione si chiede inoltre perché il testo abbia tralasciato l’opportunità di ridare agli uomini la possibilità di occupare “posti in ambiti che ormai hanno disertato”, come l’istruzione, la medicina, la giustizia. “Perché fare tanti sforzi di regolamentazione affinché le donne accedano a funzioni considerate ‘maschili’ e non proporre la stessa cosa per gli uomini?”, si domandano nell’articolo pubblicato nelle scorse ore.
L’associazione passa poi ad analizzare gli aspetti concreti della legge. Trova che “vada contro la libertà delle coppie e delle famiglie” l’obbligo del congedo parentale di sei mesi per i padri. Effetto di una “ideologia egualitarista che penalizza il bambino”.
Si parla poi dell’aborto, definendo “una banalizzazione” di questo drammatico gesto il tentativo di eliminare dalla legislazione francese lo “stato di pericolo” e “l’informazione alla madre circa una possibilità alternativa”. “Ci si rifiuta di guardare la realtà di un gran numero di donne per le quali l’unico esito dell’aborto sarà una vita difficile – scrive l’associazione -, sia sul piano affettivo e psicologico che su quello materiale. C’è anche la deresponsabilizzazione totale dell’uomo”.
Riguardo alla violenza sulle donne, l’associazione scrive: “Queste violenze sono intollerabili, soprattutto quando riguardano le persone più vulnerabili. Ma ci sono anche le violenze sugli uomini. Non vanno dimenticate le violenze che consistono nel non riconoscere alle donne il loro statuto di madri o di spose, dopo la legge Taubira; c’è la banalizzazione del ricorso all’inseminazione artificiale, come se la maternità fosse una situazione banale; c’è infine l’indifferenza tra i sessi che è di fatto l’obiettivo vero e finale dell’uguaglianza”.
Il comunicato dell’associazione si conclude affermando che questa legge “non risponde per niente alla questione legittima di una giusta collaborazione tra le donne e gli uomini, nel rispetto delle loro differenze come pure di quanto hanno in comune”. Pertanto, l’associazione rifiuta di appoggiare il tentativo di creare una donna “clone” dell’uomo con il pretesto della “uguaglianza”.