Nel quadro storico del primo conflitto mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex Impero Ottomano in Turchia, il genocidio del popolo Armeno (1915-1923), il primo del XX secolo. Con esso il governo dei Giovani Turchi, che ha preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena presente nell’area anatolica fin dal VII secolo a.C. Gli storici stimano che persero la vita circa i 2/3 degli armeni dell’Impero Ottomano, quindi circa un milione cinquecentomila persone.
Ventuno Stati nel mondo hanno riconosciuto questo evento storico. Domani, 24 aprile, 99° anniversario del genocidio, si terranno cerimonie eucaristiche e commemorazioni in città dove è storicamente radicata la presenza di comunità armene.
A Bari, alle 15.30, è prevista una Celebrazione eucaristica all’aperto presieduta da padre Grigoris Siranian davanti al Khachkar di Bari, in piazzale Cristoforo Colombo, accanto all’Autorità portuale. Il Kachkar è un cippo, simbolo di identità e fede per il popolo armeno, inaugurato nel capoluogo pugliese nel 2013 e posto nei pressi della riva del mare, laddove nel Novecento sbarcarono migliaia di armeni che scappavano dalle persecuzioni dei Giovani Turchi.
A Padova, altra città che raccoglie una storica presenza di armeni, vi sarà alle ore 10.00 una liturgia in rito armeno presieduta da mons. Elia Kilaghbian, abate generale della Congregazione dei padri Mechitaristi dell’isola di San Lazzaro degli Armeni (Venezia).
Inoltre la Delegazione pontificale della Chiesa armena apostolica d’Italia invita a una Santa Messa che avrà luogo nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, alle ore 10,30. Presiederà padre Tovma Khaciatrian, responsabile della Chiesa Armena Apostolica d’Italia e vicario generale del Delegato Pontificio dell’Europa occidentale.
Nel corso delle varie celebrazioni, potrebbe essere recitata anche una preghiera scritta il 26 settembre 2001 da Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio in Armenia, visitando il Memoriale del Tzitzernakaberd, complesso architettonico costruito nella capitale armena Yerevan a ricordo delle vittime del genocidio del 1915. La preghiera, che riportiamo qui in basso, è dedicata a tutte le vittime della nazione armena e alla pace nel mondo.
“O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!
Ascolta, o Signore, il lamento che si leva da questo luogo,
l’invocazione dei morti dagli abissi del Metz Yeghérn,
il grido del sangue innocente che implora come il sangue di Abele, come Rachele che piange per i suoi figli perché non sono più.
Ascolta, o Signore, la voce del Vescovo di Roma,
che riecheggia la supplica del suo Predecessore, il Papa Benedetto XV, quando nel 1915 alzò la voce in difesa
“del popolo armeno gravemente afflitto,
condotto alla soglia dell’annientamento”.
Guarda al popolo di questa terra, che da così lungo tempo ha posto in te la sua fiducia, che è passato attraverso la grande tribolazione e mai è venuto meno alla fedeltà verso di te.
Asciuga ogni lacrima dai suoi occhi e fa che la sua agonia nel ventesimo secolo lasci il posto ad una messe di vita che dura per sempre.
Profondamente turbati dalla terribile violenza inflitta al popolo armeno, ci chiediamo con sgomento come il mondo possa ancora conoscere aberrazioni tanto disumane.
Ma rinnovando la nostra speranza nella tua promessa, o Signore, imploriamo riposo per i defunti nella pace che non ha fine, e la guarigione, mediante la potenza del tuo amore, di ferite ancora aperte.
La nostra anima anela a te, Signore, più che la sentinella il mattino, mentre attendiamo il compimento della redenzione conquistata sulla Croce, la luce di Pasqua che è l’alba di una vita invincibile, la gloria della nuova Gerusalemme dove la morte non sarà più.
O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!
Signore pietà, Cristo pietà, Signore pietà”.