La comunicazione nel senso più alto e completo del termine, comporta innanzitutto la condivisione. Ne è convinta Lorenza Lei, già direttore generale della RAI, oggi presidente di RAI Pubblicità che, nel suo ultimo saggio ET_NET La Rete delle Reti (Rubbettino, 2014), esprime una visione onnicomprensiva di concetti come “linguaggio”, “rete” e “libertà”.
A colloquio con ZENIT, la dirigente RAI ha spiegato come il concetto di “rete” abbia una forte valenza etica e pedagogica e in esso si individuino possibili chiavi di lettura per l’Italia del futuro.
Dott.ssa Lei, qual è la finalità del suo libro. È divulgativo o per addetti ai lavori?
Lorenza Lei: È un saggio orientato verso tutti coloro che vogliono approfondire la rete non come sistema o come strumento legato al web ma come struttura portante che, già nell’Antica Roma, era alla base di ciò che collegava i bisogni con le infrastrutture e con le reti sociali. È un libro che può avere la curiosità degli specialisti, che sicuramente è molto divulgativo e può diventare anche un libro di testo.
Il mio auspicio è che questo mio impegno sia solo l’inizio di una riflessione. La volontà è pensare che questo paese possa avere uno sviluppo industriale fondato sulla rete delle reti e quindi che la spending review non sia un taglio lineare di qualunque cosa ma che sia un investimento progettuale di un sistema della rete: se mettiamo in rete la sanità con l’istruzione, l’istruzione con il lavoro, il lavoro con la casa e la casa con l’ambiente, vediamo che si parte da bisogni primari che possono avere uno spessore diverso secondo quello che è lo sviluppo nel tempo ma che sono la base di un nuovo modo di stare in questa società senza limitarsi all’idea che ognuno deve guadagnare di più. Ognuno deve mettersi al servizio per rendere questa vita meno grama per i giovani.
Un capitolo è dedicato alle "reti" nell'Antica Roma. In che misura i Romani seppero porre in atto una rivoluzione anche nell'ambito della comunicazione?
Lorenzo Lei: Il modello romano viene ripreso come un modello vincente, in quanto seppe non solo organizzare reti sociali e di governo estremamente avanzate ma anche straordinarie reti infrastrutturali. Inoltre i Romani avevano già un concetto di benessere non solo economico ma anche etico. L’Antica Roma seppe quindi abbinare lo ius con le esigenze civili. La ricchezza in senso proprio non è data da un valore “numismatico” di ciò che viene accolto dentro il portafoglio ma da un bisogno più diffuso di benessere economico, quindi sociale e morale. Pertanto nella rete dell’Antica Roma, si intravedono concetti che stanno tra l’etica, la morale e la rete sociale.
Di seguito il libro affronta il tema del "potere del linguaggio". È più il linguaggio a plasmare la società e a predeterminare il modo di pensare o piuttosto viceversa?
Lorenza Lei: Il linguaggio umano ha un potenziale assoluto, non sempre manifesto e a volte trascurato. Per approfondire le qualità emergenti della rete bisogna passare per il linguaggio, altrimenti la rete, intesa più banalmente come web, perde di valore nella misura in cui non si passa per il linguaggio inteso in senso più ampio che non è esclusivamente quello del parlare tra due persone.
Un aspetto controverso da lei affrontato è relativo al concetto di donna-immagine. È una sorta di cortocircuito nella complessità della comunicazione d'oggi?
Lorenza Lei: C’è un dibattito ancora aperto con degli spiragli in cui immaginare un futuro migliore. Non c’è dubbio, però, che se parliamo, ad esempio, del potere del linguaggio televisivo, c’è ancora molto da fare, sia quando il linguaggio è la rappresentazione della donna in termini di immagine, sia quando è la rappresentazione della donna in termini di aggettivi che possono significare la capacità, piuttosto che la diversità dell’essere nella condivisione di una collettività.
Io uso sempre la parola condivisione in tutti gli ambiti in cui mi trovo perché credo che se la legge Mosca-Golfo ha posto alcune donne nei ruoli di consiglieri di amministrazione piuttosto che di presidenza, questa legge ha sicuramente aperto un varco di discussione. Nel contempo se ne apre un altro che è non quello di “colorare di rosa” degli ambiti solo perché simbolicamente si prendono dei pennarelli, ma perché alle donne viene data tutta quella potenzialità che hanno nel loro DNA. La volontà di una donna – e l’ho riscontrato nei miei vari incarichi - è sempre quella di trovare una condivisione anche nell’ambito delle trattative più impegnative: non c’è la volontà di uno scontro ma c’è la volontà di aprire dei “tavoli rotondi”, non dei “tavoli quadrati” con degli spigoli. Se lavoriamo sulla parola condivisione, lavoriamo anche sul fatto che ai bambini, sin dalla scuola elementare, venga data anche la possibilità di capire che è giusto che sia la mamma che il papà lavorino. La rete delle reti è la nuova storia di un paese che vuole crescere con i giovani, partendo dai bambini che, dai propri insegnanti e dalla propria famiglia, vogliono sapere che lavorare, al di là della Costituzione, è un obbligo. Quindi è giusto che nei loro temi venga richiesto di scrivere non solo del lavoro dei loro papà ma anche delle loro mamme…
Il saggio si chiude sulla "rete delle reti". Internet è un mezzo "democratico"? Favorisce l'aggregazione e la socializzazione o, piuttosto, l'atomizzazione e l'isolamento degli individui?
Lorenza Lei: Dentro al web siamo pieni di rischi. Sicuramente internet è un mezzo che bisogna imparare a conoscere e ad usare. Ritengo che coloro che l’hanno prodotto e alimentato non abbiano fornito le regole necessarie per un utilizzo adeguato. Quindi trovo piuttosto forte abbinarlo alla parola democrazia o alla parola pluralismo. Dall’altro lato, però, penso che si possa abbinare alla parola libertà, se dentro questo concetto poniamo anche il rispetto delle regole. La libertà, infatti, non è un concetto astratto che permette a chiunque di fare qualsiasi cosa, compreso offendere altri sui social network. La libertà è il rispetto delle regole che è anche relativo alla sua autoregolamentazione. Ciò significa che non è necessario avere regole scritte per rispettare il prossimo. Credo non si possa parlare a pieno titolo di una “democrazia delle rete”. La democrazia c’è, se ci sono il rispetto civile ed il buon senso. Il valore del rispetto va trasmesso e insegnato quotidianamente e, in tal senso, credo vada promosso un grande cambiamento culturale, già a partire dalle scuole elementari.