L’implacabile crisi che dallo scorso febbraio sta turbando il Venezuela e che ha già prodotto 41 vittime e un altissimo numero di feriti, pare sia giunta a un punto cruciale. L’importante passaggio che ha segnato questo particolare momento, è avvenuto la scorsa settimana con l’incontro tra governo e opposizione tenutosi a Palazzo Miraflores per l’apertura di un tavolo negoziale tra le due parti. L’evento, pur non avendo ancora prodotto risultati effettivi, senz’altro rappresenta un segnale importante per affrancare il Paese sia dalla crisi politica degli ultimi mesi che, soprattutto, da quella sociale ed economica che ormai lo attanaglia da tempo con l’inflazione che ha raggiunto un livello storico del 52%, la carenza di beni di prima necessità come i prodotti alimentari e il crescente tasso di criminalità.
I colloqui, intercorsi tra i rappresentanti del governo e quelli dell’opposizione della Mesa de la Unitad Democratica etrasmessi in diretta dall’apparato radio televisivo nazionale, si sono svolti sotto gli auspici dell’UNASUR e del Vaticano presenti con le loro rispettive rappresentanze: i ministri degli Esteri di Brasile, Colombia ed Ecuador e il nunzio a Caracas, Aldo Giordano, portatore di un messaggio di Papa Francesco.
Per comprendere la crucialità di questa fase occorre evidenziare che le due parti, non solo non sono mai venute in contatto dall’avvento di Chàvez al potere ma che, nel corso degli anni, si sono reciprocamente osteggiate con evidenti momenti di tensione. Su tutti si ricordino gli eventi dell’aprile 2002 allorquando l’opposizione, approfittando dei malumori per il licenziamento di alcuni top managers della Pdvsa (azienda nazionale petrolifera) sostituiti dai fedelissimi del Presidente, e con l’aiuto di alcuni militari golpisti e ben supportati dagli apparati di intelligence statunitensi, ordiva un colpo di stato che portava all’arresto di Chávez il quale veniva liberato dopo soli tre giorni a seguito di una poderosa reazione popolare non messa in conto dagli strateghi.
Il confronto tra le due parti segna, inoltre, il simbolico incontro tra i rappresentanti di due blocchi di una realtà sociale estremamente polarizzata – quella venezuelana in particolare, e latinoamericana, in generale – che, nonostante l’eccezionale crescita del continente negli ultimi anni, non è ancora riuscita ad assorbirsi. A tal proposito, infatti, facendo una panoramica dei luoghi in cui si stanno consumando le proteste si può facilmente notare che i quartieri maggiormente interessati sono quelli della borghesia medio-alta, con la storica Plaza Altamira, enclave dell’anti-chavismo, che si trova ubicata al centro del piccolo municipio Caraqueño di Chacao e che registra i livelli di reddito pro-capite più alti del Venezuela. Molto tranquilla è invece la situazione nei quartieri popolari che fin da principio sono stati dei veri e propri bastioni del bolivarismo.
Non bisogna, inoltre, sottovalutare i differenti collegamenti che le due parti coltivano a livello internazionale su cui si ripercuotono i pesanti confronti che in questo periodo si stanno disputando a livello globale tra le maggiori potenze. Tuttavia, nonostante le differenze sopraelencate e le forti tensioni, le parti sono riuscite in questo momento così delicato a sedersi allo stesso tavolo per instaurare un dialogo. Se da un lato non può tacersi che la volontà e l’impegno per giungere a quest’incontro siano stati considerevoli da ambo le parti, al contempo ampio merito va attribuito all’UNASUR.
L’organizzazione, impegnata nel processo di emancipazione e unificazione sudamericana, che ormai gioca un ruolo geopolitico di notevole importanza nel continente, ha avuto un ruolo determinante nell’opera di mediazione agendo coerentemente con la sua missione che, come è noto, consiste nel costituire nell’area latino americana-caraibica una zona di pace al fine di creare un polo regionale capace di operare e svilupparsi in modo del tutto autonomo e di arginare le ingerenze esterne (indicativa, al riguardo, è stata la costituzione del Consiglio Sudamericano di Difesa di cui l’organizzazione si è dotata nel 2009). Significativa, inoltre, è stata l’azione messa in campo dal Governo di Maduro che, attraverso la richiesta di mediazione della Santa Sede, ha voluto avvalersi di un super partes all’altezza di imprimere al processo in corso un suggello di garanzia.
Il Vaticano, pur non intervenendo in maniera netta, ha deciso di accompagnare in maniera dolce le trattative di pacificazione e di unità nazionale rimarcando, con una nota di Papa Francesco, la necessità del dialogo attraverso cui poter “riscoprire la base comune e condivisa che, nel rispetto e nel riconoscimento delle differenze che esistono tra le parti, conduce a superare il momento attuale di conflitto e di polarizzazione, che ferisce così profondamente il Venezuela, per trovare forme di collaborazione”.
Senza dubbio le parole del Sommo Pontefice, che conosce da vicino e approfonditamente la complessità della realtà sociale, politica ed economica del continente latinoamericano, risuonano come un monito che, invitando le parti a non fermarsi alla congiuntura conflittuale, traccia un solco nuovo che pur richiedendo “pazienza e coraggio” rappresenta “l’unica via che può condurre alla pace e alla giustizia”.