Entro maggio la Camera discuterà il disegno di legge che accorcia i tempi del divorzio. La proposta, che gode di un approvazione bipartisan essendo stata redatta da Alessandra Moretti (Pd) e Luca D’Alessandro (Fi), prevede che una coppia possa ottenere il divorzio dopo un anno di separazione, sostituendosi così all’attuale norma che richiede almeno tre anni. Il disegno prevede inoltre che i tempi di separazione possono ridursi a 9 mesi quando non siano presenti figli minori o quando la coppia sceglie di procedere consensualmente. Conteggio dei tempi – ecco l’altra novità – che partirebbe dalla presentazione della domanda di separazione e non dall’udienza, tagliando così i tempi per la risoluzione del matrimonio.
La proposta è stata stigmatizzata da più fronti, compresa la Conferenza episcopale italiana. Il suo presidente, cardinal Angelo Bagnasco, ha spiegato che “i tempi più lunghi tra la separazione e il divorzio – tre anni, attualmente – non sono una forma di coercizione della libertà, ma sono da parte della società e dello Stato una possibilità perché le persone coinvolte possano far decantare le emotività e le situazioni di conflitto per un tempo di maggiore riflessione e di pausa, in modo da affrontare con maggiore serenità un passo così grave come il divorzio”.
Il card. Bagnasco definisce quindi i tempi più lunghi un “aiuto”, pertanto la proposta che sarà discussa in Parlamento “apparentemente può essere una maggiore considerazione della libertà degli individui ma sarebbe, dall’altra parte, una facilitazione ad una decisione così grave, non solo per i coniugi ma per il Paese intero”. Del resto, ha concluso il presidente della Cei, “se due persone stanno insieme con un progetto comune, questo è molto importante per tutta la società e non è un fatto meramente privato”.
Parlando alla Radio Vaticana, don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Nazionale Cei per la Famiglia, ha affermato che una simile legge andrebbe “ancora di più a minare l’istituto del matrimonio, cioè a rendere più difficile la sfida del ‘per sempre’, che continua però ad affascinare tanti giovani, tanti conviventi, tanti che vivono la forma delle unioni di fatto e che però chiedono molto spesso alla Chiesa di offrire l’orizzonte del ‘per sempre’”. Pertanto, conclude don Gentili, “ci auguriamo che i nostri parlamentari, le Commissioni di giustizia, sia della Camera che del Senato – non so quanto rimarrà – siano molto più favorevoli a leggi a favore della famiglia che contro la famiglia”.
(F.C.)