Con la consegna della Croce della GMG dalle mani dei giovani brasiliani ai loro coetanei polacchi è iniziato il cammino di preparazione al prossimo raduno internazionale che si svolgerà nel luglio 2016 a Cracovia. Tema dell’edizione sarà “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7).
Durante la catechesi prima della preghiera mariana, il Pontefice ha spiegato che l’affidamento della croce ai giovani fu compiuto trent’anni fa dal beato Giovanni Paolo II: “Egli – ha ricordato Bergoglio – chiese loro di portarla in tutto il mondo come segno dell’amore di Cristo per l’umanità”.
Ricordando che il 27 aprile Wojtyla verrà canonizzato insieme a Giovanni XXIII, il Vescovo di Roma ha sottolineato che il suo predecessore è stato l’iniziatore delle Giornate Mondiali della Gioventù, e che ora “ne diventerà il grande patrono; nella comunione dei santi continuerà ad essere per i giovani del mondo un padre e un amico”. Papa Francesco ha anche ricordato che il 15 agosto prossimo si recherà a Daejeon, nella Corea del Sud, per incontrare i giovani dell’Asia nel loro grande raduno continentale.
In mattinata, il Pontefice aveva presieduto nella piazza la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. L’omelia di Francesco ha stupito tutti, scandita in ogni punto da domande profonde e spiazzanti.
Di fronte al “mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione” – ha esordito il Papa – ci farà bene farci soltanto una domanda: “Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo le distanze? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?”
Soffermandosi sul racconto evangelico che narrava dei tanti sacerdoti, farisei, maestri della legge, che avevano deciso di uccidere Gesù, il Papa ha poi detto ai fedeli: “Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?”
In merito al tradimento di Giuda, il Pontefice ha continuato con un altro interrogativo: “Sono io come Giuda?”. Ed i discepoli che si addormentavano mentre il Signore soffriva fa sorgere un’altra domanda ancora: “La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù?”.
Ed ancora: “Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?”
Il Santo Padre ha riflettuto anche sul comportamento di Pilato, e ha domandato pure: “Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?”
Per coloro che scelsero Barabba, invece, il dubbio: “Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù”.
Per tutto il resto dell’omelia, il Pontefice è andato avanti interrogando i cuori e le coscienze dei fedeli: “Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?”. Oppure “sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?”. O ancora: “Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. “Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?” “Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?”. E infine: “Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?”
In conclusione, Francesco ha posto la domanda definitiva che dà la risposta a tutti gli altri quesiti: “Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio?”.