Fin dalle origini, l’inganno dell’antico serpente genera, nel cuore dell’uomo, la superbia; insinua il sospetto nei confronti di Dio e alimenta quel “delirio di onnipotenza” che trova, di epoca in epoca, sempre nuove devastanti e inquietanti espressioni. Le parole del tentatore rivelano, in realtà, il desiderio più profondo che alberga nel cuore umano: diventare come Dio. Proprio su questa segreta aspirazione fa leva lo spirito del Male, perché sa benissimo – per esperienza diretta – quanto la creatura aneli ad arrogarsi le prerogative proprie di Colui che l‘ha plasmata: “sarete come Dio”. Godrete, cioè, della sua sovrana libertà, sarete finalmente i padroni assoluti di voi stessi e del mondo. San Giovanni dirà la medesima cosa, ma da una prospettiva opposta: noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è (1 Gv 3,2). La meta è la stessa, ma le vie per raggiungerla divergono radicalmente. Il traguardo è il medesimo, ma l’unica strada che conduce al cuore del Padre è la Croce. Alla disobbedienza e alla cieca presunzione del peccato si contrappongono l’umiltà di cercare e di abbracciare la Volontà di Dio e l’obbedienza, che giunge fino al dono totale di se stessi: fino alla morte e alla morte di Croce (Fil 2,8).
La Fede e la Speranza cristiana ci assicurano che saremo come Lui è, lo vedremo così come Egli è. L’unico significato autentico del nostro cammino, del faticoso peregrinare in questa terra d’esilio, non è dunque che il “reditus”, il ritorno alla sorgente, l’anelito a “essere come Dio”; ma risalendo il solo sentiero che ci riporti all’incontro con Lui, per partecipare della sua Vita, della sua infinita bontà e del suo Amore.“Cristo patì per voi – scriverà San Pietro -lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme” (1Pt 2,21). Quello è l’itinerario certo, la via santa che ci riconduce “a casa”.
Ogni progresso reale attraversa questo “passaggio obbligato”: la Croce della obbedienza al Signore, che si manifesta nella “obbedienza alla vita”, alle circostanze in cui Dio ci ha posti (qualità personali, famiglia, amici, ambienti di lavoro, volti intorno a noi, relazioni umane), là dove ogni giorno, pazientemente, la sua Provvidenza tesse l’intreccio della nostra esistenza, nei luoghi e nelle occasioni in cui la sua Grazia ci attende e ci santifica. Il nostro cuore si lascia facilmente attrarre e sedurre dalla bellezza della realtà che lo circonda. Desidera le persone, le cose: le afferra, ma le distrugge, immancabilmente, perché non sa rispettare né la creatura né il creato e tutto pretende, tutto vuole per sé, come un bambino capriccioso. Cristo, Signore del creato, Figlio dell’Onnipotente, non ha neppure dove posare il capo (Lc 9,58): perché è – Lui sì – sovranamente libero dinnanzi alle cose; non è posseduto da nulla, non è schiavo di nulla. La via, peressere come Dio, richiede una costante rieducazione del cuore alla povertà evangelica, che non disprezza i beni della vita, ma riconosce in Dio solo il suo autentico tesoro e non si lascia imprigionare da nulla.
Fatima è la conferma più bella della promessa fatta da Cristo ai suoi discepoli: vado a prepararvi un posto (Gv 14,2). La Vergine disse a Lucia: il mio Cuore sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio. Ella promette il Paradiso e garantisce il suo aiuto e la sua intercessione; ma domanda di fidarsi, di lasciare operare in noi la Grazia, di permettere allo Spirito di scolpire in noi “i tratti” del Salvatore, attraverso la fedeltà al Vangelo.
Alla diffidenza di Tommaso – che ha bisogno di toccare, di “mettere mano”, di verificare, di valutare se convenga o non convenga credere – supplisce la Fede di Maria: forte, limpida, incrollabile, pur nel dolore più crudele. Lei sola, ai piedi della Croce, raccoglie senza riserve il testamento di Amore del Figlio e lo dona alla Chiesa. Lei sola attese e attende – oggi, nel cuore di noi, suoi figli – la luminosa alba della Risurrezione. Lei sola – e non l’astuto nemico dell’uomo – ci assicura che un giorno saremo come Dio, per sempre. Purché, come Lei, seguiamo Gesù, anche sulla via della Croce.
(Tratto da “Maria di Fatima”, mensile della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria)