"I medici curino il corpo e lo spirito del malato"

Papa Francesco, ricevendo i partecipanti al Congresso di Chirurgia Oncologica, ha ricordato che “la malattia non riguarda solo la dimensione corporea, ma l’uomo nella sua totalità”

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“Perché si possa parlare di salute piena è necessario non perdere di vista che la persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è unità di corpo e spirito”. È questo il messaggio che papa Francesco ha rivolto stamattina nell’udienza concessa in Sala Clementina ai partecipanti al Congresso di Chirurgia Oncologica “Digestive Surgery new trends and spending review”.

Il Santo Padre ha ricordato agli oltre 120 professionisti di chirurgia oncologica che, sebbene la ricerca scientifica ha “moltiplicato le possibilità di prevenzione e cura, ha scoperto terapie per il trattamento delle più varie patologie”, non si avrà mai un’eccellenza curativa per il malato se ci si ferma alla sola terapia per il corpo.

Facendo riferimento a una tradizione pre-cristiana, il Papa ha detto: “I Greci erano più precisi: corpo, anima e spirito. È quell’unità. Questi due elementi si possono distinguere ma non separare, perché la persona è una”.

“Dunque anche la malattia – ha aggiunto il vescovo di Roma – l’esperienza del dolore e della sofferenza, non riguardano solo la dimensione corporea, ma l’uomo nella sua totalità. Da qui l’esigenza di una cura integrale, che consideri la persona nel suo insieme e unisca alla cura medica – alla cura ‘tecnica’ – anche il sostegno umano, psicologico e sociale, perché il medico deve curare tutto: il corpo umano, con la dimensione psicologica, sociale e anche spirituale”. Senza dimenticare, ha precisato, “il sostegno ai familiari del malato”.

Il Santo Padre ha dunque letto un passaggio del Motu Proprio Dolentium Ominum di Giovanni Paolo II, pubblicato l’11 febbraio 1985, in cui il presto santo scriveva che è indispensabile che gli operatori sanitari “siano guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare un approccio compiutamente umano al malato che soffre”.

Papa Francesco ha proseguito spiegando che “la condivisione fraterna con i malati ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi, dal concepimento fino alla morte”.

L’esperienza della sofferenza ha suggerito al Santo Padre, in prossimità della Settimana Santa, un richiamo al Calvario, luogo in cui “la sofferenza umana è assunta fino in fondo e redenta da Dio. Da Dio-Amore”.

“Solo Cristo – la riflessione di papa Francesco – dà senso allo scandalo del dolore innocente”. Persino allo “scandalo” dei bambini sofferenti, che spesso non riusciamo ad accettare e ci fa chiedere – sulla scia di “quella angosciosa domanda di Dostojevski” – “perche?”.

“A Lui, crocifisso e risorto, anche voi potete sempre guardare nel compimento quotidiano del vostro lavoro”, ha concluso il Pontefice.

(F.C.)

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ZENIT Staff

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