L'astinenza dalla carne e il digiuno quaresimale

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

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Un’amica mi ha detto che in passato l’astinenza dalla carne durante i venerdì di quaresima, era una forma di rinuncia importante in quanto quell’alimento era il più ricco e meno presente sulla tavola. Oggi non è più così, vista l’abbondanza e varietà di pietanze sulle tavole di molti. Quindi l’individuazione della carne come alimento ben preciso dal quale ci si deve astenere tutti i venerdì dell’anno e di Quaresima è oggi figurato: dovrei astenermi dal consumo dell’alimento che io prediligo, perché è lì che la mia penitenza è maggiore.

È corretto intendere l’astinenza dalla “carne” – nel senso della carne oppure di altro alimento che preferisco – come una forma di sacrificio e penitenza  unitaria “nella comune osservanza della penitenza” (come richiama il Can. 1249) o vi sono anche motivazioni teologiche per le quali il non consumare proprio la carne ha un preciso significato? — G.M.V., Milano (Italia)

A questa domanda, posta da una nostra lettrice italiana, padre McNamara ha formulato la seguente risposta:

Nella tradizione della Chiesa, le norme relative al digiuno hanno principalmente l’obiettivo di definire la quantità di cibo da assumere nei giorni di digiuno, mentre quelle che regolano l’astinenza si riferiscono alla qualità o tipologia di alimenti.

La regola del digiuno implica che si può assumere un solo pasto completo nell’arco della giornata mentre sono consentiti due pasti leggeri attenendosi alle consuetudini locali per quanto riguarda la quantità e la qualità del cibo.

Mentre è vietato il consumo di cibo solido tra i pasti, in qualsiasi momento possono essere assunte bevande (inclusi tè, caffè e succhi di frutta).

La regola dell’astinenza invece proibisce di mangiare le carni, il midollo e i prodotti sanguigni di quegli animali ed uccelli considerati carne. In altre parole, per i cattolici astinenza significa astenersi dalla carne, il quale non significa che siamo obbligati a mangiare pesce.

Il motivo per il quale la carne è stata esclusa non era tanto una questione di disponibilità o di qualità, ma piuttosto perché nei tempi antichi si riteneva che il consumo di carne stimolasse passioni e uno degli scopi del digiuno e dell’astinenza era proprio di liberarsi dalle passioni.

In passato la regola dell’astinenza proibiva anche il consumo di ogni cibo di derivazione animale, come latte, burro, formaggio, uova, lardo e salse a base di grassi animali. Questa restrizione non è più in vigore nel rito romano.

È consentito il consumo di verdure e legumi, pesce e simili animali a sangue freddo (come rane, molluschi, tartarughe, ecc.). Gli anfibi vengono trattati secondo la categoria alla quale assomigliano di più.

Questa classificazione certamente non può togliere ogni dubbio in merito alla regola dell’astinenza. Ma le usanze locali e le autorità ecclesiastiche di norma forniscono una base sufficiente per risolvere questioni problematiche.

In passato l’astinenza era tecnicamente più rigorosa. Allo stesso tempo, nell’effettiva osservanza della regola prevaleva e prevale tuttora il buon senso, vale a dire che deve essere tale da non costituire un onere insostenibile per un individuo o una famiglia.

Questo spiega perché le persone malate, molto povere o impegnate in lavori pesanti, o che hanno difficoltà a procurarsi il pesce, non sono tenute a osservare la regola per tutto il tempo in cui persistono queste condizioni.

Le differenze nelle consuetudini, clima e prezzi dei prodotti alimentari hanno inoltre modificato la regola dell’astinenza.

Per esempio, una dispensa ha esentato le persone negli Stati Uniti da astenersi dalla carne nel loro pasto principale durante la Quaresima il lunedì, martedì, giovedì e sabato.

Un’altra dispensa, emanata il 3 agosto 1887, ha consentito l’uso di grassi animali nella preparazione di pesce e verdura per tutti i pasti e in tutti i giorni. Simili dispense sono state concesse per altri Paesi.

Queste dispense sono ancora molto pertinenti nei Paesi poveri dove la dieta base varia poco ed è composta da alcuni alimenti base come riso, fagioli, mais o patate, il tutto accompagnato da piccole quantità di carne e altre verdure.

Nel mondo sviluppato la vasta gamma di prodotti alimentari assortiti disponibili nei supermercati rendono l’osservanza dell’astinenza relativamente semplice. Nella maggior parte dei casi si può rinunciare alla carne e a contempo mantenere una dieta semplice ma ben equilibrata.

Benché in tempi passati i giorni di penitenza che richiedevano il digiuno e/o l’astinenza erano più numerosi, l’attuale diritto canonico (canoni 1250-1253) ha in qualche modo ridotto questi giorni.

Il can. 1250 afferma: “Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale, tutti i venerdì dell’anno e il tempo di quaresima”.

Il can. 1251 prosegue: “Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo”.

La Conferenza episcopale può sostituire l’astinenza dalla carne con quella da altri cibi in quei Paesi in cui il consumo di carne è raro o per qualche altra giusta causa.

Le Conferenze episcopali godono anche di ampi poteri, alla luce del can. 1253, per “determinare ulteriormente l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come pure sostituirvi, in tutto o in parte, altre forme di penitenza, soprattutto opere di carità ed esercizi di pietà”.

Mentre l’astinenza è obbligatoria per chi ha compiuto il 14° anno di età, il digiuno lo è per tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato.

La maggior parte dei riti orientali, sia cattolici che ortodossi, hanno regole più severe riguarda il digiuno e l’astinenza, e mantengono inoltre il divieto di latticini e prodotti avicoli.

Come descritto da un lettore, la tradizione bizantina, per esempio, inizia il grande digiuno quaresimale dopo i Vespri della “Domenica del Perdono”  (chiamata anche “Domenica dei Latticini”), cioè la domenica che precede il nostro Mercoledì delle Ceneri, con l’unzione dei fedeli con l’olio (e non con le ceneri).

Il nome di “Domenica dei Latticini” si riferisce proprio al fatto che dopo questo giorno i latticini spariscono dalla dieta dei fedeli per la durata della Quaresima. In modo analogo la domenica precedente è chiamata anche “Domenica della Carne”: dopo questo giorno non è più consentito infatti il consumo di carne.

Questo prosegue (per quanto possibile per tutti coloro che ricevono l’Eucaristia) per l’intera Quaresima. La Settimana Santa è più rigorosa, più di astinenza si tratta di digiuno.

Inoltre la celebrazione quotidiana della Liturgia Eucaristica è proibita, ma i fedeli ricevono l’Eucaristia in una liturgia simile ai vespri chiamata “Liturgia dei Presantificati”, ossia dei doni consacrati nella liturgia eucaristica della domenica precedente.

Tuttavia, pur osservando fedelmente queste regole, dobbiamo sempre cercare di scavare in profondità per conoscere i veri motivi del digiuno e dell’astinenza e non rimanere solo sul piano superficiale della mera osservanza formale delle regole.

I motivi per praticare l’astinenza sono stati formulati ammirevolmente da sant’Agostino nel suo sermone sul digiuno e la preghiera: purifica l’anima, eleva la mente, sottomette la carne allo spirito, rende il cuore contrito e umile, dissipa le nebbie della concupiscenza, smorza gli ardori della libidine e accende la vera luce della castità (De oratione et jeiuno,serm. 73).

Questo pensiero lo riassume il Prefazio della IV domenica di Quaresima: “Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito, infondi la forza e doni il premio.”

< p>In breve, la Chiesaimponeil digiuno e l’astinenza per aiutarci a liberarci dalle catene della schiavitù del peccato. Più che un obbligo oneroso è un grido di libertà da tutto quello che ci lega a noi stessi e alle nostre passioni.

[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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ZENIT Staff

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