Martín Ignacio di Loyola, che nel corso della sua vita effettua per due volte il giro del mondo, giungendo a congetturare la sfera secondo categorie globalizzanti, è da considerare senza dubbio uno dei migliori esponenti di tali “aristocrazie mondializzate”. La prima parte della sua vicenda si svolge in Asia: tra Manila, Macao e Malacca. Nel mese di giugno del 1581, egli parte da Siviglia con un gruppo di confratelli facendo rotta verso le Filippine, con tappa obbligata nella nuova Spagna. Nel mese di marzo dell’anno successivo egli lascia Acapulco per Manila (isola dei ladroni e di Luzon), e da qui si dirige verso Uchieofu, Canton e Macao. […] Dal 1583 al 1587, egli dunque si trova nuovamente in Cina, nel convento di Macao, dove assume ancora la responsabilità sul territorio che sarebbe stato costituito come provincia d’Asia. Qui […] è obbligato ad abbandonare per sempre quei luoghi da lui stesso definiti la “migliore terra del mondo”.
Martín, rassegnato ormai a rinunciare all’evangelizzazione della Cina, dopo un breve soggiorno di riposo e preghiera nel convento di Cadahalso, nel 1595 decide di imbarcarsi nuovamente per Rio della Plata. Giunto nella nuova sede, egli riceve subito l’incarico di dirigere la provincia francescana e, in seguito, anche la nomina di vescovo di Rio della Plata (1601), di cui faceva parte anche Buenos Aires. Con l’autorità di questo secondo ruolo, egli può sostenere l’organizzazione delle riduzioni francescane e convocare il primo sinodo di Assunción, durante il quale, grazie al competente apporto del suo confratello Luis Bolaños (redattore del primo catechismo in guaranì) si conviene di adottare il guaranì come migliore strumento linguistico per l’evangelizzazione.
Il vescovo francescano, oltre alle iniziative di carattere ecclesiastico svolge anche un’ampia azione diplomatica negoziando con la monarchia spagnola la riapertura del porto di Buenos Aires, sino ad acconsentire la ripresa di rapporti commerciali con il Brasile, la Guinea ed altre isole vicine. Senza un tale provvedimento, la città di Buenos Aires e tutta la costa prospiciente affatto priva di risorse locali, continuamente minacciata dalle ruberie dei pirati, osteggiata nelle sue relazioni commerciali (interdizione di commercio, decretata nel 1594) da una politica planetaria che inseguiva altri interessi, sarebbe costretta alla miseria. […] I suoi numerosi viaggi sono testimonianza ulteriore della fitta rete di rapporti lanciata da un capo all’altro dell’emisfero. Basterebbe pensare: all’andata, dall’Europa alla Cina attraverso il Messico, al ritorno, dall’impero celeste al vecchio continente via Oceano Pacifico, e agli altri numerosissimi viaggi, da Rio della Plata al Perù, dalle Ande al Cile.
Al reticolo tracciato dai suoi itinerari, si sovrappose poi la trama delle sue relazioni familiari, interconnesse con la politica iberica: basco di nascita, nipote di sant’Ignazio di Loyola, e del duca di Lerma, favorito di Filippo IV – che gli ottenne la mitria di Assunción –, cugino di un altro Martín, governatore del Cile. […] Martín si colloca quindi nel solco tracciato dal progetto missionario francescano, cioè sulla scia del suo universalismo.
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Per approfondire: GIUSEPPE BUFFON, Storia dell’Ordine francescano. Problemi di stesura e prospettive di metodo (Temi e testi, 120), Ed. Storia e Letteratura, Roma 2013, pp. 464, ISBN 8863725063.