Una dichiarazione solenne, assunta da un gruppo di partecipanti alla seconda Conferenza internazionale Combating Human Trafficking: Church and Law Enforcement in partnership, conclusasi oggi in Vaticano.
Al termine del congresso, venti rappresentanti degli ufficiali delle forze dell’ordine, impegnati nel contrasto della tratta degli esseri umani, hanno elaborato un piano e un impegno comune con la Chiesa Cattolica.
“In qualità di alti funzionari delle Forze dell’Ordine nell’ambito della comunità internazionale, ci impegniamo a sradicare il flagello di questa grave attività criminale, che abusa di persone vulnerabili”, si legge nella dichiarazione di impegno stipulata a conclusione della conferenza.
“Questa conferenza – prosegue il documento – è parte di un processo in cui lavoriamo insieme, nel consesso internazionale per sviluppare strategie di prevenzione, cura pastorale e re-integrazione, ponendo le vittime al centro di tutta la nostra attività”.
Ognuno degli ufficiali esprime poi il proprio “personale impegno a sviluppare una partnership con la Chiesa e con la società civile per assicurare alla giustizia i responsabili di questi orrendi crimini e per alleviare le sofferenze delle vittime”.
La Conferenza internazionale si è conclusa con l’udienza concessa da papa Francesco che ha anche incontrato personalmente quattro donne salvate dal racket della prostituzione, originarie dell’Argentina, del Cile, dell’Ungheria e della Repubblica Ceca.
Intervenendo in Sala Stampa Vaticana, il cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza Episcopale d’Inghilterra e Galles, che ha promosso la Conferenza sulla tratta di esseri umani, si è dichiarato “orgoglioso” della collaborazione virtuosa sperimentata a Londra, tra la polizia locale e le suore, finalizzata al contrasto della prostituzione.
Il porporato inglese ha inoltre sottolineato quanto sia importante non abbassare la guardia, poiché “soltanto l’1% delle persone coinvolte nel traffico umano sono state salvate ed oggi il fenomeno è diffuso come mai in passato”.
Come dichiarato dal cardinale Nichols all’edizione spagnola di ZENIT, il principale contributo della Chiesa Cattolica in questo ambito “consiste nella capacità di generare fiducia nelle vittime del traffico umano”, aiutandole a riscattarsi dalla schiavitù ed eventualmente a rientrare nel proprio paese d’origine.
Al termine della Conferenza è stato costituito il gruppo “Santa Marta”, un pool internazionale di ufficiali delle forze dell’ordine, che ha preso il nome dalla domus che, oltre ad essere la residenza del Pontefice, ha ospitato i congressisti in questi due giorni.
Il gruppo “Santa Marta”, che si riunirà nuovamente a Londra il prossimo novembre, sarà guidato da sir Berard Hogan-Howe, commissario della Polizia Metropolitana della capitale inglese. “La prevenzione è migliore della cura – ha commentato Hogan-Howe in conferenza stampa -. Molta sofferenze ed angosce possono essere evitate se presteremo più attenzione a questi fenomeni”.
Secondo l’ufficiale di polizia britannico, il contrasto al traffico di esseri umani dovrebbe diventare “parte della coscienza di ognuno di noi”, mentre le stazioni di polizia dovrebbero diventare dei veri e propri “santuari” per le vittime di questa piaga.
Da parte sua il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja (Nigeria), che ha aperto la due-giorni congressuale con una solenne preghiera per le vittime del traffico di esseri umani, ha espresso soddisfazione per la scelta di papa Francesco di recarsi personalmente sul luogo della conferenza, per svolgervi l’udienza, anziché attendere i partecipanti al Palazzo Apostolico: “ce lo ha fatto sentire come uno del gruppo”, ha commentato il porporato africano.
Un’ulteriore testimonianza è stata fornita da suor Aurelia Agredano, vicesuperiora delle Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità, una congregazione impegnata in prima linea nel recupero di tante giovani donne dalla prostituzione.
La religiosa ha definito il mercimonio del corpo femminile come “il frutto di una società malata” e ha indicato la Conferenza internazionale appena conclusa in Vaticano come un’occasione per “costruire una società più umana” in cui “ognuno sia sensibilizzato”.