Tutti noi che siamo stati testimoni della vita e delle opere di Giovanni Paolo II nei lunghi anni del suo Pontificato, abbiamo potuto constatare la grandezza dell’uomo, del religioso, del Papa.
Io ho avuto il grande onore d’essere nominato, dalla Congregazione delle Cause dei Santi, nella Consulta medica di sette specialisti che, stabilendo la “inspiegabilità scientifica” della guarigione di suor Normand dal Morbo di Parkinson, ha posto le premesse per la beatificazione di Giovanni Paolo II.
Senza entrare nello specifico della straordinaria guarigione che ho avuto modo di esaminare quale componente della Consulta medica, vorrei evidenziare in questa sede le implicazioni che ne scaturiscono in merito al rapporto tra Scienza e Fede. Un rapporto che proprio Giovanni Paolo II contribuì ad approfondire e chiarificare, fornendo un contributo alla riflessione teologica e al pensiero filosofico moderno che rimane tra i suoi lasciti fondamentali.
Il fisico italiano Antonino Zichichi, in un suo libro, definì Giovanni Paolo II “il Papa che amava la Scienza”, ricordando, tra l’altro, il suo incoraggiamento al Manifesto di Erice per una scienza dal volto umano e la simbolica richiesta di perdono a Galileo Galilei per il processo intentato dalla Chiesa nel 1633.
Un orientamento – quello di Giovanni Paolo II – che espresse la sua “summa” nella celebre Enciclica Fides et Ratio, con la bellissima metafora introduttiva delle due ali: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”. Nell’insegnamento di Giovanni Paolo II, Fede e Ragione non si escludono ma, al contrario, si completano e si sostengono a vicenda. L’intelligenza umana non è limitata all’ambito meramente empirico, ma è in grado di ascendere dall’esperienza del reale a forme di conoscenza che trascendono l’ordine sensibile delle cose.
Nella cupola della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma è incisa una celebre frase di Giovanni Paolo II: “La scienza ha radici nell’Immanente, ma porta l’uomo verso il Trascendente”. E sempre nella Fides et Ratio troviamo scritto: “Una grande sfida che ci aspetta è quella di saper compiere il passaggio, tanto necessario quanto urgente, dal fenomeno al fondamento”. Con queste parole il grande Pontefice riconosce all’intelletto umano la capacità di tendere verso la conoscenza di Dio.
Come spiega il Prof. Zichichi, è fondamentale che questi concetti vengano diffusi il più possibile, per contrapporsi ai falsi teoremi della cultura dominante. La Scienza è una sorgente di valori che, in sintonia con i valori della Fede, potranno migliorare in futuro la qualità di vita dell’uomo, cancellando le molte aberrazioni dell’epoca contemporanea.
Seguendo un filo prettamente razionale, possiamo dire che “fare scienza” è capire la logica della natura, è scoprire che esistono leggi fondamentali che regolano ogni fenomeno: dall’universo dei quark alla nostra terra con foreste ed oceani, dai pianeti alle stelle, al cosmo intero…
L’insieme di queste leggi rappresenta la logica che governa il mondo. Una logica da cui discende la nostra vita. E allora viene da chiedersi: esiste un Creatore di questa logica? Il credente dice di sì, combinando tra loro fede e ragione.
L’ateismo risponde di no. Ma non sa spiegare quel “no”. Non arriva a quel “no” per un atto di ragione ma paradossalmente di sola fede. Ma fede nel “no” vuol dire fede nel nulla: vale a dire un controsenso logico.
Personalmente, da un punto di vista scientifico, condivido l’impostazione del Prof. Zichichi, il quale afferma: “La Scienza è frutto di un formidabile rigore logico-matematico, che trova nella Natura il confronto diretto con l’opera del Creatore”.
Come credente e come uomo di scienza, anch’io sono convinto che, dal punto di vista del pensiero razionale, sia molto più logico un atto di fede nel Creatore. Valorizzando la capacità della ragione – come spiega papa Wojtyla – di partire dal Fenomeno per arrivare al Fondamento, di compiere il percorso dall’Immanente al Trascendente, cogliendo il significato e la portata della nozione di Dio. La quale non dissolve il Mistero ma ne rivela l’intima natura: non già un limite, ma piuttosto una forma di rispetto per la nostra libertà, alla quale Dio non si impone, ma si propone per essere cercato e abbracciato nell’atto illuminante della Fede.
Per smentire il presunto antagonismo tra Fede e Scienza – un concetto purtroppo ancora assai diffuso nella cultura di massa, e che esercita una deleteria influenza sulla nostra visione del mondo – possiamo citare il pensiero di alcuni illustri scienziati. Galileo Galilei, Isaac Newton, Albert Einstein, Max Plank, Wernher von Braun concordano sul fatto che nel nostro Universo c’è una misteriosa coesione, il progetto coerente di un’Intelligenza superiore, e credere alla casualità di ciò che ci circonda sarebbe in contrasto con l’oggettività della stessa scienza.
Il pensiero di questi grandi scienziati che, nello sviluppo delle loro ricerche, hanno compreso e sentito che vi è un ordine tanto preciso che sarebbe irrazionale attribuire al caso, è la prova di ciò che afferma Giovanni Paolo II nella parte finale della Fides et Ratio: “Lo scienziato è ben consapevole che la ricerca della verità, anche quando riguarda una realtà limitata del mondo o dell’uomo, non termina mai; rinvia sempre verso qualcosa che è al di sopra dell’immediato oggetto degli studi, verso gli interrogativi che aprono l’accesso al Mistero”.
E noi uomini che “tagliamo con la lama del passo lo spazio del grande Mistero” – come scrive in una sua poesia Giovanni Paolo II – dobbiamo far nostro l’insegnamento per cui Scienza e Fede sono due ali che permettono allo spirito umano di elevarsi, e la Ragione è lo strumento che consente, a noi esseri dotati di intelletto, di percorrere umilmente la strada che porta dal Fenomeno al Fondamento, dall’Immanente al Trascendente.
Il Prof. Carlo Jovine è Primario Neurologo dell’Ordine di Malta e Perito ufficiale della Congregazione delle Cause dei Santi. Il testo pubblicato costituisce la sintesi del suo intervento nel corso della conferenza “Giovanni Paolo II: un percorso di santità”, svoltasi a Roma il 27 marzo 2014, con la partecipazione del Card. Camillo Ruini, Padre Boguslaw Turek, Mons. Slawomir Oder. Sede dell’evento la Chiesa Santa Maria Immacolata e San Giuseppe Benedetto Labre, luogo di esposizione perpetua della reliquia di Karol Wojtyla.