Era solito guardare diritto in faccia alla mamma…ogni volta che attorno a lui o tramite lui qualcosa si muovesse e rompesse la quiete o il silenzio.
Questo era Tino, un bambino di due anni. Attento, sensibile e dagli occhi svegli e pronti a percorrere velocemente l’ambiente da un angolo all’altro.
Questa vitalità divertita e divertente la esprimeva al massimo quando era certo di essere guardato dalla mamma che voleva comunque rallegrare con le sue spericolate avventure. Diversamente, era annoiato, “smarrito”, inquieto e preoccupato.
Per attirare l’attenzione della mamma, immersa in altri impegni, ricorreva a mosse, maldestre, spesso arrischiando di farsi del male.
Lo sguardo compiaciuto della mamma era la molla che animava ogni sua mossa, anche spericolata. Un giorno, gridando: “mamma, ecco il campione!”, fece un salto giù dal seggiolone per vederla contenta e ricevere da lei il solito riconoscimento: “bravo, sei un campione!”.
Ma un bernoccolo alla fronte rivelò il suo fallimento. La mamma lo raccolse in braccio e, ripulendolo, gli canticchiava: “Ecco il mio campioncino che, grazie a un salto sbagliato, ha indovinato il più bel rimbalzo della sua vita: in braccio alla mamma.”
Ciao da p. Andrea
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